Matilde Serao, Cristina, 1908

un sibilo dolce attraversò quel silenzio meridiano; ella si

me ne vado in quel brutto collegio, dove mi

ha regalata Peppino Fiorillo, quel giovanotto coi capelli ricci

le creaturine... ¶ — Oh Ciccina, quel poveretto ti ha mandato

C'è qui sotto quel pazzarello di Peppino Fiorillo

Figlia mia, pensa a quel che fai: i Fiorillo

a confortare di amore quel povero Peppino Fiorillo, che

il grembiule, la coroncina. ¶ — Quel Giovannino Sticco ti vuole

udì, come in sogno, quel sibilo breve e dolce

di no". ¶ Rispondere, a quel pazzo? Che rispondere? Non

l'ha scritto, a quel pezzente vizioso, e se

presa, irrimediabilmente, avvinta a quel moribondo, arrivando a respirare

presa, per forza, da quel moribondo, si sentiva fatta

esistito Giovannino? Per fortuna quel suicida che era suo

poesia, egli invidiava intensamente quel poeta; se un uomo

egli avrebbe voluto essere quel politico; se un uomo

del suo cuore, aveva quel tacito disprezzo della donna

tacito disprezzo della donna, quel tacito disprezzo dell'amore

pietrificata nel dolore. ¶ Da quel giorno, l'uno fu

Sembrava che parlasse di quel passato d'amore innanzi

il portafoglio e mostrò quel viso di lei, pallido

immergendosi di nuovo in quel dormiveglia dove almeno l

si lasciava riprendere da quel fascino e spalancava gli

la testa, come se quel discorso, di cui spesso

mai erano lontani, in quel silenzio. ¶ — A che pensi

ora, rimanere estranei dopo quel che era accaduto, rimanere