Umberto Fracchia, Il perduto amore, 1921

di un convalescente, o quella di un uomo bruciato

parole di commiserazione per quella «giovinezza irrequieta e avventurosa

diminutivo infantile, la Minni. Quella lettera fu letta forte

uguale, bruciava ancora di quella fiamma interna che gli

incontro, attraenti; pieni di quella grazia virile, così rara

me. ¶ Mia madre era quella che lo ascoltava con

Eravamo vicinissimi. Ora, rievocando quella scena, lo rivedo mentre

balenò nei suoi occhi quella strana luce. ¶ — Questa, — disse

quel fiore meraviglioso, distruggere quella felicità? Immagina che cosa

dunque come trasognato. In quella grande casa semideserta dove

accanto a lei, in quella pace, in quella intimità

in quella pace, in quella intimità semplice e solitaria

di Lisa Lama, di quella maledetta... ¶ Ascoltavo, e vedevo

porte di una chiesa. Quella chiesa era bianca e

signori: le gambe di quella donna sono le corna

detto: — Le gambe di quella donna sono le corna

volere tu hai umiliato quella donna... Con molta semplicità

pieno d'onta per quella voce che aveva detto

dice mentre mi spolvera. — Quella donna è pazza. È

al nodo. Ma con quella stessa corda, come prevedevo

sostenere quello sguardo... riudire quella voce cattiva... No, no

sciocco, che a udire quella parola — «stupido» — la paura

mandava. Alla porta di quella casa non c'era

farete morire di crepacuore! ¶ Quella mano tepida, molle, molle

mano fino a toccar quella mano; poi la ritrassi

con il profumo di quella carne sulla bocca. ¶ — Ebbene

sulla bocca. ¶ — Ebbene? — domandò quella voce. — Che cosa volevate

me, domani, come ieri: — Quella donna è doppia come

quel rimescolio di gente, quella varietà di colori, l

anima e corpo, a quella vita che si manifestava

Com'eri buffo! — continuò quella voce. — Che ridere ho

sembravano goccioline di rugiada. Quella era una bella cuffietta

più cravatte, io vidi quella, in fondo a una

nei capelli, e con quella meravigliosa cravatta, passai l

vivere! — pensavo io, esaltandomi. Quella cravatta nuova (veramente splendida

tua salute e a quella di Cesare! ¶ Daria mi

onorare Socrate, si tagliò. Quella chioma era senza dubbio

mostrarsi in Atene con quella testa pelata. Ebbene: fece

in salotto a prendere quella mascherina giapponese che è

bianco sul fianco... ¶ IX. ¶ Quella macchia bianca mi rimase

mi rimase negli occhi. Quella macchia bianca, senza nè

veder nulla se non quella macchia bianca che saltava

avevo intorno, subito rivedevo quella macchia bianca, bianca e

il mare e che quella striscia d'argento, interminabile

attendevo e speravo ancora, quella — vecchia maledetta è venuta

atto di aprirlo. Subito quella mano intrusa scomparve. Ma

Sterpoli, forse scosso da quella stessa carezza di frescura

avvicinava e mi appuntava quella rosa sullo sparato. — Mi

aggredirlo, insultarlo, percuoterlo su quella faccia impassibile, su quella

quella faccia impassibile, su quella bocca sempre vittoriosa, urlare

lunga al mio fianco. Quella lingua di luce mi

Chi è? domanda imperiosamente quella voce. So bene che

arresta. — Chi è? ripete quella voce. — Sono io, Clauss

occhi socchiusi, senza muovermi. Quella luce non mi cagionava

sangue. Che cos'era quella rosa? Chi me l

chi mi aveva fatto quella bella ferita? Ecco: io

piè del letto, su quella macchia fulva, e su

fosse andata a finire quella collana, adorna di uno

me, la fine di quella collana dallo smeraldo ha

si strappò dal collo quella collana e la scagliò

tutti noi, presenti a quella scena, fossimo intimamente sconvolti

che s'era prodotto quella sera. E la collana

caduta. ¶ È vero che quella notte, fantasticando di Daria

nudità del suo collo. Quella pietra preziosa era per

Ma il verde di quella gemma vinceva in splendore

la mattina che seguì quella notte memoranda, spazzando, l

e di dietro. Anzi quella tasca segreta altro non

di essere promosso ruffiano. Quella mattina Bombita, che era

nato sotto i piedi, quella mattina, per cantare così

coda dell'occhio che quella collana continuava a ciondolare

le belle luci di quella pietra verde che splendeva

Rosina in confronto di quella bella collana? Chi sa

che potesse valere quanto quella! Rosina avrebbe picchiato Andromaco

stanco di buscarne da quella brutta civetta, si sarebbe

catrame. Ma di sotto quella barca spuntavano due piccole

lungo le spiagge. Senonchè quella pietra sprigionava lampi meravigliosi

distogliere gli occhi da quella pietra verde che ora

era già stanca di quella collana; già non le

piaceva più. Poichè certo quella collana, con quella pietra

certo quella collana, con quella pietra così verde, era

Bambina, che cos'è quella pietra verde che ci

quindici volte più di quella collana, che non aveva

di bello se non quella pietra verde! ¶ Porfirio sentiva

fino all'ultimo avara! Quella stupida bambina lo aveva

non sarebbe stata neppure quella volta piena ed intera

e stringendosi al cuore quella collana tanto amata, si

sulle vostre palpebre chiuse. Quella luce che feriva gli

afferrare la ragione di quella felicità gli abbisognò di

concernente lo smarrimento di quella collana poichè quella collana

di quella collana poichè quella collana poteva esser stata

quanto sospirata conclusione di quella strana avventura, il vecchio

non più stelle. Perciò quella stagione era senza notti

l'immagine di Daria, quella di Clauss, quella di

Daria, quella di Clauss, quella di Sterpoli, disgraziato, mi

Silvina aveva al collo quella collana, e la pietra

per ciò gli piaceva quella piccola creatura delicata e

scontroso e indipendente, e quella grazia, come dire? isolata

cui la sentivo capace, quella creatura così delicata e

a braccia tese, con quella beata cecità che conduce

d'ontani, e dietro quella poi scompariva. Al ritorno

chi volle salvarsi da quella sommersione dovette moltiplicare la

perduta ogni leggerezza, e quella corsa non somigliava affatto

facile per tutti, in quella sera di festa! Forse

meglio nelle mie mani, quella lettera, che nelle mani

stavo ancora là con quella lettera tra le mani

al buio, scoprissero contro quella fessura illuminata il contorno

si diffuse intorno a quella striscia di luce, senza

potuto uscire improvvisamente da quella stanza e trovarti là

avesse davvero mai veduta quella lettera e che Silvio

padre quanto sapevo di quella fuga, la storia della

la tua forza materiale, quella che manca alla grazia

cui avrebbe potuto lasciare quella miserabile stanza, in quella

quella miserabile stanza, in quella miserabile casa, la compagnia

troppo usate, troppo umili, quella grigia uggiosa veduta di

di coperchi di case, quella distesa di tetti tutti

al settimo piano di quella casa, Silvina passava lunghe

Si sarebbe stancato di quella vita miserabile, di abitare

andati ad abitare in quella bella villa, avrebbero avuto

sentiva intimamente orgoglioso di quella lode, che gli veniva

ha domandato: — Chi era quella graziosa donnina così e

le ombre nere di quella prima sera di solitudine

al terzo piano di quella casa con le sue

Tutti mi hanno ammirata quella sera all'Alhambra. Non

o Lulù, o proprio quella il cui nome le

sulla sua vicina. Allora quella accostò ancora più a

la notte seduta in quella poltrona, anzichè coricarsi nel

letto sola, lassù, in quella stanza isolata sotto i

solai. Ma come fare? Quella debolezza la riempiva di

andarsene. Ma allora anche quella si alzò, e, presale

alla solitudine dolorosa di quella notte. ¶ Disse: ¶ — Per questa

VIII. ¶ Non fu per quella sola notte. Fu per

fra i vivi. Ma quella prima notte influì per

di Silvina; fu in quella prima notte che il

la sua vita; in quella prima sciagurata notte, abbandonata

sè stessa, o almeno quella Silvina che noi tutti

mercè delle tenebre. In quella sciagurata notte, uno di

come se chi abitava quella stanza fosse sul punto

vergognosa gli occhi da quella sua triste immagine, non

insultarla, non disfece inorridita quella turpe maschera che le

i capelli, affondando in quella seta morbida le sue

sotto il solaio, in quella stanza tenebrosa su cui

pudore l'aveva abbandonata, quella specie d'impedimento fisico

e Silvina dovette attraversare quella folla prima di arrivare

casa, ed entrò in quella stanza dalla quale la

un po' di sole, quella stanza non le sembrò

così irrimediabilmente calvo, nonostante quella perfetta parrucca, e così

la segreta ragione di quella visita. Egli dunque chiamò

sapere, Silvina, che da quella sera, in cui vi

È lei, è lei quella che ho sempre sognato

tutto il mio avvenire, quella donna, com'era apparsa

voi, proprio voi, in quella casa? Quelle ragazze mi

proprio voi, seduta in quella poltrona rossa, in compagnia

Per aver ubbidito a quella voce, Silvina, io mi

abbracciò la miseria di quella stanza). La vostra bellezza

vedere nello specchio se quella scena di finta disperazione

cercare di lui, nè quella ragazza, nè altri. Silvio

e la miseria di quella vita. Allora veramente, quando

se fosse rientrato in quella stanza con lei, appoggiato

ma la verità rimane quella che è, come se

del suo delirio; ma quella spiegazione, la sola alla

stanca stanca di patire quella miserabile vita, ed egli

che tremava seminuda, in quella lana tepida e pesante

le ricadevano sulle tempie. Quella pettinatura le allungava graziosamente

di madama Humbert, durante quella scena col principe. A

sedie; il letto in quella stanza fu tutto sfatto

collana più bella di quella, con uno zaffiro meraviglioso

bussato all'uscio di quella stanza. La voce irata

tutto, e io vidi quella misera stanza in disordine

ormai se non per quella ultima consolazione che io

con la sua presenza quella specie d'ipnosi. Dopo

un vento gelido per quella landa dove lei sola

che accorsero atterriti a quella voce. ¶ — Nessuno si muova

mentre la strigliava, in quella loro affettuosa intimità che

come radici, e con quella stretta volle baciarmi e

una gamba. Ma ora quella gamba anchilosata imbrogliava maledettamente

come sempre, socchiusa. Da quella stessa porta era fuggita

da tre settimane. Anche quella sera ella recitò il

le tue vergogne! Nasconditi quella faccia spudorata! le gridai

triste, in disparte, contemplavo quella pietosa scena, con l

parlare. ¶ Io pensavo quanto quella scena penosa si sarebbe

ritornare mai più a quella vita irregolare che doveva

occhi per meglio contemplare quella felicità radiosa in cui

non s'era coricato quella notte. Egli sapeva che

orgoglio vinse, anche in quella notte, il suo dolore

Silvina era, almeno per quella notte, scongiurato. ¶ Silvina non

La vita, anche semplicemente quella d'una corriera, non

la fine fatta da quella sciagurata collana. In questo

appartiene all'avvenire, mentre quella della sua collana si

gemme altrettanto malefiche quanto quella, e anche più, le

e per spiccare su quella marea rumorosa e agitata

Silvina! esclamò il principe, quella collana vi era dunque

non meno preziosa di quella. ¶ Silvina si consolò. Quel

che passava dinnanzi a quella bottega tuffava per un

suo cuore palpitò. Era quella proprio la sua collana

staccare gli occhi da quella pietra verde che col

collana. — Ella scelse invece quella tutta composta di rubini

le barricate, incuranti di quella inutile strage, i ladri

torce di resina. Su quella pace presto fatta da

appunto perchè, camminando con quella stampella e quel fagotto

ore per arrivare da quella grotta maledetta al centro

frugare, e per quanto quella fosse la bottega di

vi rovesciò dentro tutta quella carta, e, confidando nella

di ali invece di quella gobba dannata! ¶ — Andiamo, disse

le mani, che dopo quella lustrata brillarono al sole

tra la folla con quella gruccia e quella gobba

con quella gruccia e quella gobba era un tormento

quei diavoli rossi, chiudere quella buca arroventata con delle

Dove l'avrà tolta quella collana? L'avrà mica

al soffitto. Tutto per quella collana che la Madonna

anch'io quanto lei. Quella stanza dove ora sta

stanza, quando io abitavo quella. Non l'avevo ancora

e m'introdusse in quella stanza. Veramente non è

or sono, entrando in quella povera camera di casa

bello e buono! Eppure quella, al confronto di questa

ficcai gli occhi in quella notte buia tutta punteggiata

su questa ora su quella banchina del parco. Le

soltanto mi abbandonai a quella voluttà da povero diavolo

stancarsi. ¶ — Non piangere, disse quella voce irosa di uomo

cupa, sempre più minacciosa, quella voce; è un certo

forte di me! gemette quella voce fioca, che era

chiuso con lei in quella stanza, perchè alla sua

di luce gialla, solare. Quella luce poteva bene illuminare

pensare. Chi era costei? Quella stessa che, nella notte

orologi fossero puntuali! Veramente quella grande scalea, a gradini

monte, e che per quella via fossero passate moltitudini

da infinite generazioni salivano quella scala. Quando entrai negli

non avrei adoperata mai quella chiave. Credevo d'essermi

liberato per sempre da quella lurida stanza, di avere

destra era chiuso. Ma quella chiave era fatta appunto

aprirlo. All'infuori di quella chiave, quel cassetto non

fotografie, così anche in quella lo sguardo era d

attenzione. La fotografia di quella signora, o signorina, guardava

poi, per l'appunto, quella signora non aveva di

pensavo alla delusione di quella sciagurata Armida il giorno

marchio di Armida. Mostrale quella ciocca bruna che porti

ormai. Troppo tardi. Immaginavo quella creatura così esile, delicata

sull'acqua. Ma infine quella era una morte come

quei muri e da quella porta. Anche quella stupida

da quella porta. Anche quella stupida giornata era passata

casa, forse proprio in quella stanza attigua alla mia

accanto a loro! Forse quella voce che durante la

sì, ora la riconoscevo, quella voce aspra, minacciosa, era

povera ragazza sola, in quella città così grande? Forse

mi trovai trasportato in quella soffice nube che dolcemente

orecchio. Certamente era ancora quella maledetta parete che turbava

che cosa era fatta quella maledetta parete? Di carta

Non c'era dubbio! Quella era Armida. Quantunque la

rimase sola con me, quella sera, dopo le mie

alle nostre nozze. Dopo quella sera non lo vidi

e nudo. Così passò quella notte. Luisa aveva trent

aveva voluto infine regalarmi quella gran donna per moglie

cucirmi una camicia, poichè quella che portavo era tutta

giornata, dallo spettacolo di quella tristezza e di quella

quella tristezza e di quella miseria che mi vedevo

vedevo d'intorno, da quella ripugnante immagine del dolore

orlo della felicità, di quella felicità dalla quale tu

rovesciarsi brutalmente su tutta quella tristezza. ¶ — Piccolo, a me

operai che lavoravano in quella tipografia era miserabile quanto

carni mal difese da quella ragnatela di vestito; ma

prima di sposare Luisa: quella cameretta dove ora dorme

città, in previsione di quella catastrofe, fino dalla sera

realtà!... E se anche quella che chiamiamo realtà non

con quel bel giardino, quella cantina, quel cuoco tanto

presto mi riebbi da quella specie di abbandono all

negli occhi di Luisa, quella sera! Parevano due carboncini

in gola, e per quella sera non toccai più

fra questa stanza e quella di Isacco. Luisa mi

chiudo, mi seppellisco in quella spelonca buia come un

mia grande scoperta di quella notte. La mattina, appena

della vittima, dall'altra quella del beneficato. Mi conoscevano

qualunque della sua vita. Quella vita che io in

vita era così ritornata quella di prima: prima che

mi ricordai che veramente, quella sera, non aveva udito

stridere e cigolare. Ma quella sera niente di tutto

rincasare come ogni sera. Quella mattina certo non s

E che malattia era quella? Savina avrebbe potuto informarmi

fare a me, con quella sua aria di malizioso

solo e abbandonato in quella mezza soffitta, alla mercè

specialmente il ricordo di quella cuffiettina rossa e bianca

Qui incominciava il difficile. Quella porta aveva i gangheri

preoccupata del rumore che quella porta avrebbe fatto nell

accesa. Al lume di quella candela Luisa contemplava Isacco

staccava la gota da quella bocca, non prendeva un

non sarebbe rientrata più, quella notte, in casa mia

vergogna, il pianto di quella creatura debole, umiliata, implorante

dal letto in camicia. Quella camicia era ampia e

sapeva nulla, Luisa, di quella piccola cosa fredda che

me il ricordo di quella giornata è terribilmente lucido

che dovesse approdare a quella riva con una barca

non pensavo affatto che quella fosse la strada per

quelle ore, durante tutta quella giornata, il pensiero di

la notte prima di quella, e la mattina, e

cui ero entrato in quella camera con tutte quelle

odore di medicine, e quella gente attonita, impietrita, muta

mani rosse, di sangue. Quella era Luisa, morta. Io

che ora fosse di quella notte, allorchè, sollevato il

e tremole, e in quella luce, seduta laggiù, la