Dante Alighieri, Divina Commedia, 1321

tutte parti impera e quivi regge; ¶ quivi è la

impera e quivi regge; ¶ quivi è la sua città

a le segrete cose. ¶ Quivi sospiri, pianti e alti

luogo detto Limbo, e quivi tratta de la pena

che l'abisso cigne. ¶ Quivi, secondo che per ascoltare

tutti onor li fanno: ¶ quivi vid' ïo Socrate e

davanti a la ruina, ¶ quivi le strida, il compianto

compianto, il lamento; ¶ bestemmian quivi la virtù divina. ¶ Intesi

sovra la gente che quivi è sommersa. ¶ Li occhi

punto dove si digrada: ¶ quivi trovammo Pluto, il gran

si volvea co' denti. ¶ Quivi il lasciammo, che più

Così sen va, e quivi m'abbandona ¶ lo dolce

loco varo, ¶ così facevan quivi d'ogne parte, ¶ salvo

sono punite, e che quivi più che altrove; e

più crudele stipa; ¶ e quivi, per l'orribile soperchio

l'aver di piglio. ¶ Quivi si piangon li spietati

piangon li spietati danni; ¶ quivi è Alessandro, e Dïonisio

Corneto i luoghi cólti. ¶ Quivi le brutte Arpie lor

dove fortuna la balestra, ¶ quivi germoglia come gran di

nel settimo circulo; e quivi si puniscono coloro che

fosso tristo ad essa; ¶ quivi fermammo i passi a

nel settimo circulo; e quivi si truova il demonio

passaro il fiume; e quivi parlò Dante ad alcuni

propinqua al loco scemo. ¶ Quivi 'l maestro «Acciò che

rende figura, ¶ tale imagine quivi facean quelli; ¶ e come

l'altre ingannate. ¶ Lasciolla quivi, gravida, soletta; ¶ tal colpa

lo scoglio più sovrasta. ¶ Quivi venimmo; e quindi giù

quinto argine è tragetto. ¶ Quivi soavemente spuose il carco

del buon re Tebaldo; ¶ quivi mi misi a far

arco già che varca quivi; ¶ ma chi parlava ad

la fiamma fu venuta quivi ¶ dove parve al mio

tutti 'nsembre, ¶ tal era quivi, e tal puzzo n

freddo cielo, ¶ com' era quivi; che se Tambernicchi ¶ vi

ché non m'aiuti?". ¶ Quivi morì; e come tu

d'un ruscelletto che quivi discende ¶ per la buca

tornar sia poscia esperto. ¶ Quivi mi cinse sì com

ala, ¶ però che sempre quivi si ricoglie ¶ qual verso

a piè del monte; ¶ quivi trovammo la roccia sì

Figliuol mio», disse, «infin quivi ti tira», ¶ additandomi un

fin d'esto sentiero; ¶ quivi di riposar l'affanno

ti fa ciò che quivi si pispiglia? ¶ Vien dietro

a l'ultima ora; ¶ quivi lume del ciel ne

e sanguinando il piano. ¶ Quivi perdei la vista e

di Maria fini', e quivi ¶ caddi, e rimase la

annegò correndo in caccia. ¶ Quivi pregava con le mani

fare al cittadin suo quivi festa; ¶ e ora in

guai, ma son sospiri. ¶ Quivi sto io coi pargoli

l'umana colpa essenti; ¶ quivi sto io con quei

ne disse: "Andate là: quivi è la porta"». ¶ «Ed

noi pareva sì verace ¶ quivi intagliato in un atto

antiche de' superbi; e quivi si puniscono li superbi

su la propria spada ¶ quivi parevi morto in Gelboè

non par che minacci ¶ quivi 'l tuo segno; ma

e come, morto lui, quivi il lasciaro. ¶ Mostrava la

la roccia era tagliata; ¶ quivi mi batté l'ali

la ripa che cade ¶ quivi ben ratta da l

da l'infernali! ché quivi per canti ¶ s'entra

sopradetto girone secondo, e quivi si punisce la colpa

così a l'ombre quivi, ond' io parlo ora

e' volle. ¶ Rotti fuor quivi e vòlti ne li

parve da luce rifratta ¶ quivi dinanzi a me esser

in pria sente sapore; ¶ quivi s'inganna, e dietro

così la mia virtù quivi mancava. ¶ «Questo è divino

lauro ornar la fronte. ¶ Quivi si veggion de le

legge 'omo' ¶ ben avria quivi conosciuta l'emme. ¶ Chi

là dove fia Beatrice; ¶ quivi convien che sanza lui

ciò che trova attivo quivi, tira ¶ in sua sustanzia

una de le rive; ¶ quivi conosce prima le sue

così l'aere vicin quivi si mette ¶ e in

attenti ad altra cura. ¶ Quivi la ripa fiamma in

sue carte, ¶ tali eran quivi, salvo ch'a le

or due volte dirubata quivi. ¶ Qualunque ruba quella o

vestigio, ¶ mal conosciuto, che quivi traluce. ¶ Tu vuo' saper

corremmo nel secondo regno. ¶ Quivi la donna mia vid

quando li disiri poggian quivi, ¶ sì disvïando, pur convien

ch'andasse. ¶ Tal era quivi la quarta famiglia ¶ de

impeto suo, più vivamente quivi ¶ dove le resistenze eran

segna, ¶ tutta la perfezion quivi s'acquista. ¶ Così fu

i pastor, vostra giustizia. ¶ Quivi fu' io da quella

fosser e onde venner quivi, ¶ più è tacer che

togliendo or qui or quivi ¶ lo pan che 'l

de l'Indo, e quivi non è chi ragioni

fosse bugio. ¶ Fecesi voce quivi, e quindi uscissi ¶ per

modo parve me che quivi fosse ¶ in quello sfavillar

e poi, continüando, disse: «Quivi ¶ al servigio di Dio

del tuo nato, Iperïone, ¶ quivi sostenni, e vidi com

cui nulla si ripara. ¶ Quivi è la sapïenza e

di Cristo s'infiora? ¶ Quivi è la rosa in

divino ¶ carne si fece; quivi son li gigli ¶ al

qua giù buone bobolce! ¶ Quivi si vive e gode

si lasciò l'oro. ¶ Quivi trïunfa, sotto l'alto

perché 'l viso hai quivi ¶ dov' ogne cosa dipinta

l'anime a Dio, quivi intra' io, e poi

penne. ¶ La provedenza, che quivi comparte ¶ vice e officio

fatto avien con noi quivi soggiorno. ¶ Lo viso mio

altra fronte. ¶ E come quivi ove s'aspetta il

Vidi a lor giochi quivi e a lor canti