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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Sgorlon, La conchiglia di Anataj, 1983

concordanze di «si»

nautoretestoannoconcordanza
1
1983
che razza fossimo, e si era reso conto che
2
1983
moschea della sua fiducia. Si fidava più di noi
3
1983
stranamente, una conchiglia, che si mostrava all’ospite sopra
4
1983
il nostro sguardo subito si voltava dalla parte della
5
1983
perché ognuno di noi si era organizzato per raccogliere
6
1983
bosco tutto ciò che si poteva mangiare o comunque
7
1983
non zoppicò quasi più. Si univa a noi regolarmente
8
1983
la voglia di vivere si fosse del tutto rinsecchita
9
1983
avvizzita dentro di lui. Si dimenticava persino di mangiare
10
1983
animale del bosco, che si tenesse pronto a fuggire
11
1983
re di Gerico ormai si fosse dimenticato di lui
12
1983
il tartaro, di cui si parlava ancora nei villaggi
13
1983
sete di giustizia. Marco si sentiva nell’intimo un
14
1983
lui e il popolo si elevava la muraglia dei
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1983
sottozero. Spesso ai forzati si congelava un piede, o
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1983
che catturati dalla tagliola si staccavano la zampa prigioniera
17
1983
essere controvento perché non si accorse di me. Solo
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1983
in ognuno di essi si era rifugiato e aveva
19
1983
della linea siberiana. Mi si spalancò davanti una prospettiva
20
1983
affacciato, o forse anche , ma subito mi ero
21
1983
Ma il pensiero non si fermava qui. Andava avanti
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1983
Arrivava fin là dove si poteva scorgere una somiglianza
23
1983
alle sue mille catene. , Silvestro aveva forse ragione
24
1983
più. ¶ In qualche modo si diffuse nel villaggio la
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1983
una scimitarra affilata, che si passavano di mano in
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1983
parte alla giostra come si trattasse di una carica
27
1983
Pensavano che per ora si limitavano a colpire la
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1983
o contro chi, e si vedevano sulla scia della
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1983
corpo, di cui ormai si sapevano servire perfettamente. Vidi
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1983
sono giganteschi come elefanti. , è un kirghiso» concluse
31
1983
esso in ottobre. Forse si trattava di una delle
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1983
Ghircik, e di lui si erano perse le tracce
33
1983
sempre. Forse quella notte si era scatenata una tempesta
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1983
propensione per i simboli si misero in movimento un
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1983
essa veniva demolita, subito si riedificava, come il ponte
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1983
avevano trasformato, e quando si era allontanato dal villaggio
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1983
soltanto un periodo fuggitivo. Si era dissolta con la
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1983
un piccolissimo popolo che si attendeva di essere condotto
39
1983
perdute, la famiglia che si era dissolta subito dopo
40
1983
il lavoro della ferrovia si sarebbe compiuto felicemente e
41
1983
e improvvise, che non si potevano nemmeno immaginare. ¶ I
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1983
come prima di cominciarlo. Si riformò dentro di esso
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1983
credevano nella ferrovia e si sentivano solidali con quelli
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1983
per giorno, anche se si trattava di un lavoro
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1983
le nostre risorse costruttive. Si mescolava con la vita
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1983
soltanto dopo il ritorno. ¶ . Ciò che aspettavamo era
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1983
delle stellette che non si vedevano, ma di cui
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1983
per davvero, perché non si poteva lavorare nella taiga
49
1983
subito si ricomponeva. Non si lamentava mai. Ragazzi e
50
1983
modo s’incrinava e si crepava. Più volte il
51
1983
i lastroni di ghiaccio si erano inclinati e rovesciati
52
1983
un brivido di paura. Si segnavano e invocavano la
53
1983
della vergine Maria. ¶ Marco si spaventava, inorridiva, eppure si
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1983
si spaventava, inorridiva, eppure si sentiva sempre più attratto
55
1983
inesplicabili nefandezze. Infatti esso, si diceva, era anche bellissimo
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1983
un’arscina di ghiaccio si vedevano i pesci nuotare
57
1983
lo era perché vi si specchiava il cielo, ma
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1983
in un bicchiere. Eppure si trattava di acqua purissima
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1983
sopra cui gli scienziati si rompevano il capo senza
60
1983
nevosi, dove la taiga si diradava. Anche quando parlava
61
1983
sul banco da lavoro, si sedeva sul seggiolone e
62
1983
stesso, sdegnoso e corrucciato. Si calava in una solitudine
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1983
una solitudine silenziosa, come si fosse dimenticato chi gli
64
1983
ogni lavoro, e insieme si ritiravano nell’interno dell
65
1983
nell’interno dell’isba. Si sedevano su un pancone
66
1983
attaccato alla parete e si mettevano a bere silenziosi
67
1983
una vita diversissima, eppure si adattavano l’uno all
68
1983
altro come un coltello si adatta al suo fodero
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1983
che di queste cose si occupasse la gente di
70
1983
le occasioni che gli si offrivano, perché non gli
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1983
longevi, di quelli che si cibano soltanto di latte
72
1983
gli chiedevo. ¶ «Penso di . Andrò a bere due
73
1983
vodka col vecchio Anataj. Si sta bene laggiù.» ¶ Indagando
74
1983
o l’altro che si era perduto nella vastità
75
1983
come un vecchio sonnacchioso. Si trattava di un insieme
76
1983
stessa paura di chi si sente ricadere nello stato
77
1983
nello stato barbarico, e si aggrappa alle cose che
78
1983
definire le domande, subito si dissolvevano. Loro del resto
79
1983
che i nostri destini si mescolavano come le fiamme
80
1983
fanali a petrolio, che si uniscano a formare una
81
1983
lavorando. Che importava se si trattava dell’impresa di
82
1983
possibilità, e in esso si sommavano le colline, le
83
1983
mio stesso desiderio, quando si aggiravano silenziosi, con le
84
1983
con la cupola che si elevava sopra ogni chiesa
85
1983
non erano da contadina. Si può dire che il
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1983
un niente. Subito però si dimenticava delle cose tristi
87
1983
anche le sue dimensioni si accordavano al senso dell
88
1983
la riempiva. Lo stesso si poteva dire per le
89
1983
precipitasse nella sventura. Ci si meravigliava quasi di non
90
1983
cose smaltate e dipinte, si leggeva la volontà di
91
1983
nella casa di Ajdym si respirava l’aria del
92
1983
dal re di Gerico, si fossero rifugiati nella casa
93
1983
nei suoi occhi, e si sentiva restituito a se
94
1983
Ajdym ed Anataj non si chiedeva mai niente. Avevano
95
1983
del vecchio, che spesso si mescolava col mio, avesse
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1983
direzione. Pareva che Ajdym si divertisse a rivolgersi proprio
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1983
padre, come suo nonno, si sarebbe considerato un uomo
98
1983
di tutta la zona si erano riuniti prima della
99
1983
scure, il segone… Quando si muovevano, tintinnavano come i
100
1983
birra. Poi gli uomini si dividevano per mestieri e
101
1983
settimane di lavoro, Marco si accorse di non trovare
102
1983
tronco di cedro e si guardò attorno in una
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1983
universale. Senza i guanti si sentiva un poveraccio senza
104
1983
notti siberiane, in cui si sentiva l’ululato del
105
1983
il bramito dell’orso. Si perse dentro la malinconia
106
1983
solitudine, di irrealtà, e si vide calato e smarrito
107
1983
li aveva nascosti. Marco si mise a ridere. ¶ «Avete
108
1983
volte, con un guizzo, si metteva ad arrampicarsi sui
109
1983
e gli abeti, che si alzavano verso il cielo
110
1983
prevalentemente ai cavalli che si rivolgevano le sue predilezioni
111
1983
laggiù risorgevano in eterno, si sedevano accanto a lui
112
1983
avuto a lungo. Lei si illudeva di tenerlo in
113
1983
il luogo da cui si poteva dominare un uomo
114
1983
tagliato le ali come si fa ai galli, perché
115
1983
guardare le fate che si davano convegno sulla Tenca
116
1983
tempo tutte le fate si erano mutate in streghe
117
1983
da sopportare, e ci si rifugiava nelle illusioni e
118
1983
mago del legno. Quando si trattava di valutare la
119
1983
della sua lunghezza, lui si concentrava un momento in
120
1983
e sottili. Pareva non si fosse mai occupato se
121
1983
lontani da quell’avventura. Si erano buttati su di
122
1983
la sabbia del fiume. Si erano costruiti condotte forzate
123
1983
crivelli, vasche di decantazione. Si erano consumati gli occhi
124
1983
da fucile nel petto. Si trattava di un delitto
125
1983
il miraggio dell’oro si era spento nella gente
126
1983
gli operai stranieri, come si trattasse di un’influenza
127
1983
lupi, che nella notte si udivano distintamente, e il
128
1983
passo nella taiga, che si scuriva sempre più, in
129
1983
veniva interrotto, e non si udivano più i colpi
130
1983
aveva discussi e non si sarebbe mai sognato di
131
1983
mai sognato di farlo. Si limitava ad eseguirli, così
132
1983
stato soldato. Sentiva che si doveva, che così bisognava
133
1983
e la nostra stanchezza si esalava la gioia elementare
134
1983
isbe del cantiere non si vedevano più, e quelle
135
1983
qualsiasi, un ramo che si spezzava, lo sfrascare causato
136
1983
il proprio Dio, che si poteva sentire soltanto attraverso
137
1983
restava neppure in casa. Si metteva l’abito della
138
1983
il bianco della neve si decidesse a lasciare il
139
1983
tutta la settimana, e si metteva a falciare l
140
1983
In tutte le cose si gettava allo sbaraglio, senza
141
1983
sottovoce. In poche settimane si era già fatto amico
142
1983
capaci dei suoi barconi si riempivano ancora di pesce
143
1983
padrone come un tempo. Si stancava di stare in
144
1983
dell’artrite, ma subito si ricomponeva. Non si lamentava
145
1983
allegra. Ma ogni tanto si metteva a lamentarsi e
146
1983
un ordigno nero che si muoveva da sé, gettando
147
1983
l’ordine del mondo. , padre Nichanor aveva ragione
148
1983
che la ferrovia non si doveva fare, e che
149
1983
Kirkovsk l’aveva dimenticato. Si diceva però che fosse
150
1983
cui sui giornali non si era mai parlato. Come
151
1983
risposte s’incrociarono e si mescolarono come lane filate
152
1983
avido di conoscenze, come si aspettasse che noi, venuti
153
1983
come andrà a finire…» Si carezzava il mento lentamente
154
1983
Alzò le spalle e si mise a raccontare di
155
1983
i venti del nord. Si lavorava alla luce di
156
1983
nel pozzo. Gli operai si ammalavano di polmoni, tisi
157
1983
perché all’aria consumata si aggiungeva anche il pulviscolo
158
1983
non servivano a niente. Si tossiva in continuazione. Se
159
1983
il buio della miniera si avrebbe avuto l’impressione
160
1983
stare in un sanatorio. Si lavorava a torso nudo
161
1983
tutto due mesi. Non si ricordava più bene nemmeno
162
1983
a una donna lontana. Si erano scritti per un
163
1983
raccontavano le loro cose si sentiva messo in un
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1983
come un oggetto che si vende e si compra
165
1983
che si vende e si compra al mercato. Ma
166
1983
vivente che la ferrovia si era impastata con l
167
1983
dei riti, che non si usavano più sulla terra
168
1983
ferrovia, con la quale si mescolavano ormai da tanto
169
1983
infangata. Ma la neve si andava sciogliendo, e il
170
1983
il percorso di giorno si modificava in un fiume
171
1983
che nella stagione qualcosa si andava modificando, e che
172
1983
dentro la taiga, come si aspettasse ogni momento d
173
1983
visti al cantiere. Non si sapeva neppure se stessero
174
1983
lavorava Silvestro, nella quale si ricavavano con le mine
175
1983
cane rabbioso, ma ci si scaldava lavorando, e dopo
176
1983
con me perché imparasse, si ambientasse, e non fosse
177
1983
il pensiero della ferrovia si velava di un’ombra
178
1983
ai primi di aprile, si mise silenziosamente a nevicare
179
1983
creatura il cui destino si realizzava completamente sulla terra
180
1983
che, da quel che si sentiva dire, appariva insaziabile
181
1983
erano convinti copertamente che si trattasse di un malocchio
182
1983
affrontare la vita secondo si presenta di volta in
183
1983
dieci minuti. Certe volte si guardava in giro smarrito
184
1983
di stupori, come non si rendesse conto del fatto
185
1983
Tuttavia, nello stesso tempo, si era subito adattato al
186
1983
dice?» ¶ «Gli operai. E si dice pure che quelli
187
1983
presenza in certo modo si respirava anche in Siberia
188
1983
perché il suo ritratto si vedeva pure a Kirkovsk
189
1983
suoi anni, e poi si metteva a divagare sulle
190
1983
bacino. Ma le ossa si erano aggiustate male, lui
191
1983
il suo mestiere non si poteva più discorrere. E
192
1983
turno. Il suo cuore si era riempito di ignoti
193
1983
un lavoro definito quasi si vergognava di esistere. Provava
194
1983
momento della sua vita si era sentito altrettanto superfluo
195
1983
già pensando, cosa credete…» ¶ Si grattava i capelli, come
196
1983
da quando il villaggio si era gremito di operai
197
1983
operai. ¶ Finì di vestirsi, si mise il giubbotto di
198
1983
straniera. Marco e Bastiano si misero seduti su un
199
1983
anche una scure rugginosa. Si mise a spaccare i
200
1983
che ci legavano subito si sbriciolavano e si dissolvevano
201
1983
subito si sbriciolavano e si dissolvevano. Io intanto cercavo
202
1983
delle stanze. ¶ L’isba si scaldò rapidamente, e fu
203
1983
come se un treno si fosse rimesso in movimento
204
1983
rubatori e predoni, dove si macchinassero cupezze e piraterie
205
1983
fosse una accanita fumatrice. Si chiamava Katja. Parlava con
206
1983
stormo di cornacchie che si erano posate sul tetto
207
1983
della rimessa. Gli uccelli si levarono in volo gracchiando
208
1983
furori della donna, che si scagliava contro di loro
209
1983
lei un ribrezzo istintivo. Si chiamava Mironicha, come presto
210
1983
figure del villaggio che si notavano di più. Katja
211
1983
mangiatore ed anche, be’, , bisognava pur dirlo, anche
212
1983
Lui, durante l’operazione, si buttava via dalle risate
213
1983
un villaggio balcanico che si era ribellato ai turchi
214
1983
durata mesi e mesi, si era fermata a Kirkovsk
215
1983
appena l’ebbe vista, si infatuò di lei come
216
1983
finito per dirgli di . Aveva avuto con lui
217
1983
lepri e marmotte. Lei si metteva a cucinare con
218
1983
amici. Mangiavano e poi si mettevano a ballare, mentre
219
1983
stabilmente dalle malinconie. Come si poteva continuare con la
220
1983
Gobi, e invano lui si ostinasse a seminarlo. Su
221
1983
o dei cacciatori che si erano avventurati troppo in
222
1983
troppo in là, e si erano perduti. Si aggiunse
223
1983
e si erano perduti. Si aggiunse alla schiera dei
224
1983
gente del villaggio come si conosce una filastrocca o
225
1983
dimenticati, e di loro si ricordavano soltanto i vecchi
226
1983
vecchi, la cui mente si aggirava sempre attorno a
227
1983
fucile a tracolla, e si ritrovassero tra di loro
228
1983
implacabile, micidioso, eterno, che si era fatto il nido
229
1983
volte, pensando a loro, si impantanava in malinconie umide
230
1983
tenerla in ordine. Marco si era già spinto fino
231
1983
anche con l’isba si sentivano senza certezze, perché
232
1983
cucs. Dico bene?». E si muoveva tra le pareti
233
1983
con la sua tribù, si era sistemato a Kirkovsk
234
1983
che da Ulan Ude si sarebbe diramata la linea
235
1983
di lavoro prima che si potessero vedere i camini
236
1983
locomotiva, da quelle parti. Si stava ancora disboscando la
237
1983
verste, o poco più, si scendeva verso la Mongolia
238
1983
paese, salutando ognuno perché si accorgesse di me, di
239
1983
dello Zar, che lui si poteva permettere perché era
240
1983
Ulan Ude: ecco, quelli , quelli erano lavori seri
241
1983
e che a volte si metteva a saltare sui
242
1983
più a trovarle, come si fossero dissolte nel niente
243
1983
molto forte, ma non si fermava mai. Il rullio
244
1983
se fossimo rumeni. Spesso si mettevano a rovistare dentro
245
1983
giorno, senza motivazioni evidenti si toglieva i valenki, e
246
1983
per cui le voci si caricavano di profonde commozioni
247
1983
con una voce baritonale si mise a raccontare del
248
1983
sull’enorme lago che si era formato, con le
249
1983
accompagnati dal pensiero che si entrava sempre più nella
250
1983
Ogni tanto il treno si fermava a una piccola
251
1983
quelle solitudini… ¶ A volte si scorgeva il villaggio appena
252
1983
una stazioncina il treno si fermò più a lungo
253
1983
piuttosto grande il treno si fermò in mezzo alla
254
1983
impresa smarrita, insensata, che si era bloccata contro le
255
1983
scarsa sicurezza delle piste. Si parlava di predoni di
256
1983
di assaltatori di diligenze. Si sussurrava vi fossero vere
257
1983
Quelli a cavallo non si sognavano neppure di andare
258
1983
asiatiche e misteriose. Se si scambiavano una parola tra
259
1983
Europa, e per anni si adattavano a vivere nella
260
1983
quale ogni cinquanta verste, e no, si apriva
261
1983
verste, sì e no, si apriva la radura di
262
1983
serie di quinte e si perdevano nella lontananza. Quelle
263
1983
lì non capii. Credetti si trattasse del suo nome
264
1983
mostrandomi le montagne. Allora si accese dentro di me
265
1983
certo senso rassicurato che si vedessero dei monti perché
266
1983
impervi e rocciosi, lo si capiva anche se erano
267
1983
dei punti neri che si muovevano in cerchio lentamente
268
1983
non conteneva né un né un no. Pensavo
269
1983
non avevo nessuna informazione? , non v’era nessun
270
1983
sul nostro taràntas nessuno si dette il minimo pensiero
271
1983
come, la taiga mi si addiceva. Mi pareva, in
272
1983
le tigri, che non si vedevano ma che forse
273
1983
vedevano ma che forse si sentivano, e che per
274
1983
a cambiare i cavalli. Si trattava sempre di un
275
1983
alle pareti, i russi si mettevano a cantare. I
276
1983
loro occhi diventavano brillanti, si perdevano in lontananze indefinite
277
1983
in lontananze indefinite e si gremivano di nostalgie. Il
278
1983
trasportato noi, e poi si perdeva nel nulla, per
279
1983
Attraverso i finestrini non si vedeva quasi niente perché
280
1983
e anche all’interno si sentivano le folate di
281
1983
lago così limpido che si riusciva a scorgerne i
282
1983
ogni prospettiva. ¶ I compagni si addormentarono presto, ma io
283
1983
occhi giallastri, in cui si condensava tutta la luminosità
284
1983
della notte. Non abbaiò. Si limitò a seguirmi con
285
1983
del bosco il cielo si schiariva sempre di più
286
1983
anche noi. Lo starosta si mise la mano sul
287
1983
per i viaggiatori. Bastiano si lisciava e si arricciava
288
1983
Bastiano si lisciava e si arricciava i baffi nervosamente
289
1983
Con me gli operai si confidavano. Mi dicevano anche
290
1983
sete di giustizia, che si esalava in suppliche e
291
1983
fiocchi. Come Bastiano, quando si chinava sopra la pietra
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di misura perfetta, che si potevano sovrapporre alle altre
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in ogni direzione, e si era calato negli usi
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parola del linguaggio, quasi si trattasse di una palude
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era più salvezza. Non si allontanava mai troppo da
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tagliati dalle slitte spartineve, si potevano leggere gli strati
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e di timori, adesso si era fatta piuttosto tranquilla
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combinazioni astrali, e ambedue si occupavano dell’evento che
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pesca. Mi persuasi che si lasciasse andare alla sapienza
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tanto qualcuna di esse si affacciava alla balaustra delle
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voce impaziente. Lo scalpiccio si faceva più agitato e
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di lena. ¶ «Vado io» si offerse il padre. ¶ «Ma
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a una grotta. Non si vedeva nemmeno una stella
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cornice del tempo, che si era messo a galoppare
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stato e che tutto si era dissolto. «Andiamo, andiamo
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che talvolta dal bosco si spingevano fino in città
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città. Una luce estenuata si diffondeva tra gli alberi
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nella pianura. In lontananza si vedevano appena le montagne
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di neve. Ogni tanto si udivano dei colpi secchi
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sacca da viaggio, che si poteva trasportare senza fatica
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della città, dove Ekaterinburg si spegneva lentamente, modificandosi e
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condotto da loro. Bastiano si era un po’ organizzato
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in una città che si affacciava alla Siberia. Avremmo
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Se fossimo scomparsi pochi si sarebbero accorti della nostra
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che valeva. Bastiano invece si sentiva minacciato e oppresso
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grandi spazi della Russia. Si ricordava sempre di un
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lettere spedite dalla famiglia si perdevano chissà dove. Erano
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come se l’uomo si fosse perduto nella steppa
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estero, di qualunque paese si trattasse, e stava eternamente
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tensione dentro di me, si dilatava, si sollevava. Io
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di me, si dilatava, si sollevava. Io conoscevo, sia
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c’entriamo?» ¶ Ma Bastiano si sbagliava. Il progetto della
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villaggio della Transbajkalia che si chiamava Kirkovsk. Da tempo
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chiamava Kirkovsk. Da tempo si sentiva dire e si
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si sentiva dire e si leggeva che gli sforzi
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maggiori dell’impresa adesso si concentravano sul Bajkal. La
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parte meridionale. Da anni si lavorava a scavare gallerie
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a picco sul lago. Si costruiva pezzo per pezzo
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portavo dentro e che si svegliava ogni tanto? O
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d’impressioni stralunate, e si mise in moto il
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era totale. Sembrava non si rendesse conto non soltanto
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una nervosa perplessità, che si mostrava nel suo continuo
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La sveglia di Marco si era messa a trillare
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quell’avventura. «Auf! Aufstehen!» si era messo a gridare
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e mezzo, tanto valeva si mettessero subito a riempire
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avesse penetrato, e non si potesse grattar via in
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quella delle brezze che si avvertivano di mattina e
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immenso. In ogni lato si estendevano le sue pianure
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viva degli spazi che si dilatavano attorno a me
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governo del mio paese. Si chiamava Ratchis. Molti secoli
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di vodka che non si poteva scolare da soli
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sfiorava la sua pelliccia. Si sentiva che l’aria
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di là del fiume, si scorgevano nidi di gazze
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le venivo dicendo Irina si fece presto un disegno
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Se cercate una stanza, si potrebbe combinare a casa
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della vita tranquilla, dove si poteva dormire in pace
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in un cantiere dove si preparavano le pietre per
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zia e il padre si muovevano come ombre silenziose
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incerte notizie di Kostja. Si trovava in un villaggio
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con la sensazione che si portassero via qualcosa di
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da Irina, le moltiplicava, si faceva la cassa armonica
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di cose indifferenti, che si tenessero ben distanti dal
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loro strada. Per lei si trattava di un’eventualità
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globi di fumo che si dissipavano sopra il mio
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di fuga di Irina si riducevano e diventavano insignificanti
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avrebbe sopportato. Il padre si trasferì nella camera di
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l’ufficio postale. Non si vedeva ancora niente, ma
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al minimo rumore e si rimpiattavano tra le foglie
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nemmeno in quale direzione si trovasse la città. ¶ Il
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più il suo pensiero. Si era infilato dentro una
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sviluppavano tutta la natura. Si mise a dire alla
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e nelle lepri, e si svegliava e prendeva coscienza
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scherzasse. ¶ I miei pensieri si rivolgevano piuttosto in direzione
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con brividi lunghi come si era sfasciata la sua
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messo in pensione. Kostja si era messo a sognare
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sogni. Perché le famiglie si sfasciavano, e ognuno seguiva
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zampettii degli uccelli e si divertiva a immaginare di
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immaginare di che volatile si trattasse. Se riuscivamo a
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provava emozioni rabbrividite, e si stringeva a me sorridendo
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in ferrovia. Certe volte si dimenticava che suo padre
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e Bastiano, al cantiere, si sentivano calati da tempo
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ci lavoravano direttamente, e si limitavano a tagliare pietre
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verso il futuro, e si aspettasse a breve scadenza
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e più ricco. Quando si metteva i suoi guanti
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di più colori, Marco si calava ancora meglio dentro
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sorpresa e di attesa. Si sentiva dentro delle zone
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po’ velata e assorta. Si era sentito subito in
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non lo avevo invitato. Si era già investito dell
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di gioco. A volte si metteva a seguire ragazzini
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impedivano quasi di respirare. Si ficcava nel bosco, che
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costantemente nei suoi pensieri. Si figurava che egli non
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e i loro piedi si posavano frettolosamente sulle passatoie
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Solo da lui ci si poteva aspettare giustizia. ¶ Un
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e la martellina, gli si riacutizzava il dolore di
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rigurgitarla. Finalmente anche lì si misero a fare il
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il terrapieno, che presto si sarebbe unito al nostro
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mise allegria, forse perché si cominciava una nuova costruzione
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scavata in una montagna si era trasformata in un
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un terrapieno già costruito si era messo ad affondare
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vicini ai cantieri. Essi si erano riempiti di un
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un’entità malefica che si era insinuata nel cantiere
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un verme solitario che si sia istallato in un
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soldi, e al massimo si lasciava andare a una
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per vedere quando essa si sarebbe illuminata della sua
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andargli a catafascio… ¶ Arrigo si mise in aspettativa del
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finiti, quando una notte si scatenarono i venti freddi
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il vento, la neve si sarebbe sciolta, e il
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che la regolarità non si sarebbe ripristinata nel tempo
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giustificazioni, perché l’inverno si era introdotto abusivamente in
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pieno autunno. ¶ Un giorno si diffuse la notizia che
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allegri sulla neve che si stava sciogliendo nel sole
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di mezzogiorno, il cielo si oscurò, e mise la
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fu scomparso, e non si riusciva più nemmeno a
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passo. Un’ombra fredda si era andata addensando dentro
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noi, e chissà quando si sarebbe ritirato. Bisognava lasciargli
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precedevano le spaccature. ¶ «Che si fa?» chiese Bastiano. ¶ «Si
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si fa?» chiese Bastiano. ¶ «Si va avanti. Le isbe
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Mi seguirono senza replicare. Si affidavano a me, né
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e rapinose. Il sarma si era portato via persino
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e l’alito già si andava condensando in un
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da soldato, una volta si era perso coi compagni
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Ogni tanto, senza che si capisse bene perché, aveva
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nel fatto che lo si dicesse capace di dominare
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quasi buio. Non ci si vedeva a poche arscine
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stavano ancora a cacciare? Si ritiravano nelle tane alle
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apocalisse avrebbero potuto risvegliarci. , era quello senza dubbio
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silenzio. Il nostro passo si faceva faticoso, ma continuavamo
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ero davvero così disperato? , lo ero, e nello
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strani e incoerenti, che si erano svolti a casaccio
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cessò e la tormenta si ritirò dietro di lui
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dure come risi, e si poteva camminare speditamente. Anche
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fu chiaro che qualcosa si era andato spegnendo alle
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che il mio animo si dilatasse e crescesse su
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dal fatto che Bastiano si mise improvvisamente a parlare
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e che invece non si era mai visto. Aveva
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il posto a tavola, si sapeva il suo nome
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più giorni, finché ci si era stancati di parlarne
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di parlarne. ¶ «Russo Vincenzo, si chiamava. Veniva da un
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Una sorpresa lo aspettava. Si era sposata. E, ciò
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mi diceva anzi che si avvicinava il momento in
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le cose confusamente. Ma si può rimediare.» ¶ Anataj sorrise
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in qua i giovanotti si occupano delle cose dei
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soltanto a quelli che si riferivano alla soddisfazione del
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caricati per dire di a tutto ciò che
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in prima linea, dove si combatte e si muore
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dove si combatte e si muore. Non marcavamo mai
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roccioso, sopra il quale si potevano costruire i piloni
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temevo che i compagni si fissassero sul malinconico pensiero
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tutto dentro di noi si limasse e si guastasse
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noi si limasse e si guastasse lentamente, e ci
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senza fondo, dal quale si poteva attingere all’infinito
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avevamo alle nostre spalle si confondevano tra loro. Parevano
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medesimo giorno, eterno, che si ripresentava per burla sopra
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e sembrava che non si dovesse mai arrivare al
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tutta la regione, che si fosse spinto più lontano
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e della sua costruzione si sarebbe parlato come di
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avrebbero potuto dire: “Eh, , ci ho lavorato anch
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valli, quella di Resia, si era stabilita da tempo
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di russi. Così almeno si diceva. Di certo v
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quello che abbiamo.» ¶ «Ma . Figurati. Io mica mi
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testa di morto che si vedeva volare in eterno
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cantieri, in attesa che si posasse su uno di
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di pietre. Il cavallo si era imbizzarrito all’improvviso
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In un tempo rapidissimo si diffusero tutte le possibili
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cantiere in ogni momento si sarebbe potuto levare in
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sappiamo tutti. Ma quando si guardano da vicino non
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neanche vere, e non si riesce a darsi pace
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di lavorare all’impresa si fosse rassodato al punto
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tane di talpa. ¶ Quando si parlò di altre disgrazie
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in cantieri lontani, Arrigo si spaventò per davvero, e
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con la sua partenza, si sarebbe verificata una grossa
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non sapevamo quando essa si potesse ritenere inaridita del
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occuparsi di lui. Egli si sentiva a suo agio
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mimetizzato nel gruppo, e si comportava esattamente come gli
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risposta ci sarebbe stata, si era chiesto come potesse
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ferrovia, di cui nessuno si accorgeva. Perciò gli pareva
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gli sarebbe mancato, e si sarebbe sentito come un
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sensazione che in Siberia si potesse perdersi perché era
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XIV ¶ La tormenta ¶ Arrigo si consolava soltanto al pensiero
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un fantasma in cui si davano convegno soltanto stravolte
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una casa abbandonata. Non si sarebbe troppo meravigliato se
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dimenticato da tutti. Nessuno si ricorderebbe nemmeno che sono
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insidie spaventanti. Ogni tanto si risapeva che era stata
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dai lupi, e lui si sentiva subito lambito da
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annoso, quasi cieco, che si era infuriato di colpo
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un vulcano spento che si svegli all’improvviso. Anche
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che sotto il lago si verificavano terremoti con impressionante
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gente gli pareva rassicurante. Si era saputo che in
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protagonisti erano siberiani. Non si sentiva del tutto sicuro
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dove ormai da anni si era ingaggiato il lunghissimo
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rifiutava la ferrovia, e si schierava spiritualmente dalla parte
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voci di funzionari che si facevano pagare dagli impresari
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senza occulte elargizioni, niente si muovesse e niente funzionasse
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nostra opera all’impresa si velava di nebbie umide
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rovesciarsi nel suo contrario. Si andava rinsaldando invece un
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Dopo settimane di attesa si seppe che intanto dovevamo
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di quello definitivo, che si sarebbe fatto soltanto dopo
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tal modo le cose si allungavano, si moltiplicavano per
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le cose si allungavano, si moltiplicavano per due, e
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tutto il nostro slancio si sarebbe esaurito, perché certe
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rientrava certamente nel numero) si potevano fare una volta
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di esecuzione della ferrovia si raddoppiavano, e che la
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la fine di essa si allontanava sempre più, ci
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avesse giudicati e condannati. , sì, era così. Eravamo
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giudicati e condannati. Sì, , era così. Eravamo fratelli
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diffusa che la ferrovia si sarebbe finita chissà quando
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chissà quando. Da come si erano messe le cose
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l’altro. Forse, come si era sempre sussurrato, non
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irsuta disperazione. A noi si poteva chiedere qualunque sacrificio
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ma in nessun modo si doveva chiudere la fontana