Vittorio Alfieri, Don Garzia, 1789

il poter si vanta ¶ sol di libere leggi: il

sovra Lorenzo nostro. ¶ Padre, sol duolmi, che nemico troppo

rabbia ¶ sazia non fu, sol una a Roma piacque

creder vo', che un sol signor più giovi, ¶ dove

adiro, ¶ io, cui ragion sol muove. ¶ Diego ¶ All'opre

in suon di gioia. — ¶ Sol or vuoi rimaner? ti

note. ¶ Piero ¶ In un sol figlio ¶ tutto hai riposto

non reputo offeso; io sol compiango ¶ l'offenditor: la

virtù; dal dritto ¶ sentier sol parmi traviato: ei nutre

che nato ad imperar, sol parla ¶ di perdonare i

perpetua norma ei fassi ¶ sol di quanto a te

l'orme tue, ma sol per torti ei venne

ch'io creda ¶ tuo sol delitto amor? poco ne

Garzia ¶ Egli me sceglie, ¶ sol perché di Salviati pietà

snaturata, e di lui sol degna voglia, ¶ di fare

il biasmeresti, o madre: ¶ sol ti dico, ch'io

a fren poss'io. Sol che di Cosmo ¶ nei

in quella, in cui sol vivo, ¶ rivolger osa. Ad

A ravvedersi, forse ¶ ciò sol può trarlo. ¶ Piero ¶ E

tenerlo ¶ a fren tu sol, col tuo valore il

piantato in core... Un sol sospir di morte ¶ cadendo

in ciò, ch'io sol ti vidi ¶ uscir di

me? morte a me sol si debbe. ¶ Dove mi

mio, ¶ fa ch'io sol trovi in libertà tornata

Cosimo ¶ Io vo', non sol disciorla, ¶ ma teco unirla

sto securo. A te sol chieggo, ¶ che adempi la

so. Certezza intera ¶ ho sol, ch'ei non è

Empi... siam tutti... Il sol... più iniqua schiatta... ¶ non