Vittorio Alfieri, Agamennone, 1783

di Tieste. ¶ Tenuto io son d'infame padre figlio

che a niun tremendo ¶ son io, per me; ch

già rinnovate ¶ più lune son, da che di Troia

tremare almeno, ¶ come già son due lustri, oggi non

quando infelice ell'è; son questi gli ami, ¶ a

io ¶ oggi indegna non son; che più? ten priego

Clitennestra ¶ Ma, e chi son io? Di Leda ¶ non

io? Di Leda ¶ non son io figlia, e d

tremar, perché? Rea ben son io: ma in core

in core ¶ soltanto il son; né sa il mio

dal timor scevra non son; ma in bando ¶ posta

sappi, che pria ¶ ferma son di seguir d'Elena

giorno! ¶ Non lunge io son dal racquistar la madre

fianco ¶ veggo, amici mi son; figlia, consorte, ¶ popol mio

come lunghi, e gravi ¶ son due lustri vissuti in

suoi! — Ma, il solo ¶ son io, che goda qui

semplice donzella: ah no! son certa, ¶ più che i

e consorte, quant'io son felice ¶ guerriero, e re

I ¶ AGAMENNONE, ELETTRA ¶ Agamennone ¶ Son io tra' miei tornato

alla consorte ¶ quasi stranier son fatto; eppur tornata, ¶ parmi

or dunque a lei son io, ¶ ch'entro al

che il terrore? Ove son iti ¶ quei casti e

che a me pur son fratelli. ¶ Agamennone ¶ Fremer mi

io figlio ¶ nascessi; io son di sorte avversa figlio

Egisto ¶ Ma, e chi son io, ¶ da osar spregiare

io, d'incesto ¶ nati son quelli; ed io di

più assai che Atrèo son essi: escluso m'hanno

di beata pace; ¶ non son felice io mai, finch

Ahi lassa! ¶ tradita io son: tu mi tradisti, Elettra

ed io per re son presta ¶ a soffrir tutto

sai; la ragion sua son l'armi; ¶ né ragion

i soli mezzi miei, son questi. ¶ Tu, da me

inoltrata io troppo ¶ mi son; più non m'arretro

ma pensa... ¶ Clitennestra ¶ Ferma son già... ¶ Egisto ¶ Ma, se

non ti prenda: io son felice assai, ¶ se di

spinta al delitto orrendo ¶ son dal tuo aspetto... Oh

CLITENNESTRA, EGISTO ¶ Clitennestra ¶ Ove son io?... che feci?... ¶ Egisto

voce,... ¶ e lena.... Ove son io?... che feci?... Ahi

tutta: or, quant'io son, mostrarmi ¶ è tempo: or

d'Argo il re son io. Ma troppo importa