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Ugo Foscolo, Tieste, 1795

concordanze di «son»

nautoretestoannoconcordanza
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1795
inganni ¶ svela d'Atreo. — Son io men rea? Ti
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di pietà troppa accenti son. Non vedi ¶ a te
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la cagione, io ne son... Pure morrommi; ¶ e in
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D'accesa fantasia, figlia, son vote ¶ larve, che a
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di sue rampogne; giuste son, le fuggo, ¶ ed a
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che di' mai? ¶ Non son io madre? e madre
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che tanto acerbi ¶ or son con noi, de' miei
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case. ¶ S'io ti son madre? Ah! il tuo
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morte ¶ vederti. — Io ti son madre, e le mie
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i stessi ¶ non vi son sacerdoti; all'alba fuggi
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per qualche istante. — Ma son io Tieste? — ¶ Or tu
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pene aggiungi, ¶ che pur son tante, i tuoi gastighi
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io ¶ dirollo. Il re son io. Tu... ma che
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O che dich'io! — Son madre: ¶ e mia discolpa
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Io madre ¶ sonti; ma son del par madre ad
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più di te lo son io. ¶ TIESTE ¶ Crudel! non
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fiamma; da orrore or son. Tieste, è questa ¶ la
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diritti: chè quai sien, son sacri. ¶ (parte) ¶ ATTO IV
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e madre ¶ del par son io: vano è il
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mai. ¶ TIESTE ¶ Il reo son io. ¶ EROPE ¶ Che! rea
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Certo non me; che son d'infamie carca, ¶ e
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infamie carca, ¶ e troppe son: del talamo d'Atreo
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da me; tue mani ¶ son parricide; io la tua
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è 'l colpo. ¶ EROPE ¶ Son rea; tu il di
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infine: questi ¶ i vanti son da contrappormi. Io mai
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che ognor mi seguitò, son nulla: ¶ quindi ti vanti
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Così molti e grandi ¶ son gl'infortuni miei, ch
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di stragi. ¶ Io vi son madre: ecco mio vanto