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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «sulla»

nautoretestoannoconcordanza
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che come guerrieri vegliavano sulla incolumità del conte Ruggero
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con due grossi baffi sulla faccia rubiconda, stava poco
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mia morte l’avrete sulla coscienza!» urlava prima di
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diceva calcando l’accento sulla sfilza di O, come
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salvò ritraeva gli sposi sulla scalinata della chiesa: lui
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Olivia le si accovacciava sulla pancia. ¶ Il marito, fin
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di denari che spiccava sulla fiancata della carrozza di
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sue dita esitanti scivolarono sulla pancia liscia arrestandosi in
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addosso, il cappello sghembo sulla testa, le scarpe lucide
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faccina delusa. ¶ Si salutarono sulla porta, appoggiandosi l’uno
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Sciolse le gambe, rotolò sulla schiena e atterrò sul
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per terra, si allungò sulla tela ruvida, le scapole
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sterno di Melina, saltandole sulla pancia: «Ah, che malochiddire
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capelli folti e neri sulla testolina tonda. Solo la
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accomodare, poi si concentrò sulla bambina, la spogliò con
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mormorò Melina accasciandosi pallida sulla sedia. Il suo castello
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ritardata» lo gelò quello. ¶ Sulla strada del ritorno, marito
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tuoi invece?» urlò Melina sulla difensiva. ¶ «Non lo so
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i bicchieri sporchi abbandonati sulla tovaglia, un piattino d
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confetti rosa spiccava solitario sulla consolle dell’ingresso. “La
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rimproverò posando la picciridda sulla poltrona. Voleva essere dolce
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gli poggiò le labbra sulla fronte. ¶ «Come siete caldo
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Fece scorrere le mani sulla camicia, era bagnata di
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le sue dita scivolarono sulla pelle, raggiunsero i capezzoli
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le loro ombre allungate sulla superficie dell’acqua. Le
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Si sistemò in pizzo sulla sedia, la schiena dritta
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nudo, il dottore saltò sulla sedia. Un reticolo di
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tutta la notte, abbandonato sulla poltrona che era diventata
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viso, ma portava impresso sulla pelle il calore delle
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a fiori della poltrona sulla quale trascorreva interi pomeriggi
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stagnante da sembrare poggiati sulla terraferma. “Meglio il tanfo
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si chiamano ’ste barche!» ¶ Sulla banchina i pescatori armeggiavano
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manco salutato.» ¶ «Ho visto sulla tua faccia una tale
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suadente e la baciò sulla bocca fino a farle
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farle male. Lei scivolò sulla terra indurita dal gelo
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su quegli zigomi piatti, sulla pelle liscia e tirata
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è, chissà che penserebbe.” ¶ Sulla porta lo salutava con
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La famiglia si costruisce sulla confidenza. Bisogna dormire nello
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il cappello era scivolato sulla nuca. ¶ La gente lo
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coperta dall’armadio, uscì sulla piazza e la stese
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i paramenti sacri direttamente sulla biancheria. I bambini ridevano
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dei cattivi avesse prevalso sulla bontà divina. ¶ «Sia fatta
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stesso e si girò sulla schiena. Quando fu seduto
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davvero carne macinata, ma sulla faccia gonfia c’era
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che avrebbe potuto giurarlo sulla Madonna e persino su
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di femmine, le considerazioni sulla seta o sul raso
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pavimento, gli occhi fissi sulla strada. Una disperazione stupita
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orbite» considerò Moro sorridendo. ¶ Sulla porta dello studio il
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indignato. Cercò un foglio sulla scrivania e si mise
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tappeto. Poggiò le mani sulla scrivania per non cadere
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mutria che aveva stampata sulla faccia si trasformò di
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suoi occhi si posarono sulla moglie: «Melina, sei meravigliosa
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di corsa, Maruzza camminava sulla punta dei piedi per
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figlia, che si stampò sulla faccia un grosso sorriso
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Maruzza abbandonò la testa sulla spalla di lui, strofinò
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lui, strofinò la guancia sulla giacca, le mostrine le
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cessarono e Melina comparve sulla porta. ¶ Aveva addosso solo
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figlia! ¶ * * * ¶ Quella telefonata ebbe sulla famiglia Mancuso un effetto
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panno rigido, il casco sulla testa, presidiava con il
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spalle, poggiò il mento sulla mano, la camicia da
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dell’Arma. ¶ Quello scattò sulla sedia. «Capisco che ancora
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dell’anatomia femminile, indugiando sulla ciclicità della vita e
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muovono strisciando i piedi sulla terra e senza piegare
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mani di un vasaio sulla creta. I seni e
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ti cresce il piede.» ¶ Sulla strada del ritorno Maruzza
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si aggiustò il cappello sulla testa. ¶ Teresina però non
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allora una lieve carezza sulla guancia. ¶ Mario la sentì
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maschietto appoggiò la testa sulla spalla dell’uomo e
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a buttare la colpa sulla nonna, ma Teresina è
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il marito si accomodò sulla poltrona a inseguire fate
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nel letto. Sarebbe rimasto sulla poltrona e magari, per
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e posò una carezza sulla testa del bambino. I
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Africa indicò una torta sulla credenza. ¶ Mario imbarazzato versò
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ricordò delle sere trascorse sulla poltrona a invocare le
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È venuta con pullman. Sulla strada c’era tanti
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domenica dopo Irina trovò sulla tavola un piatto di
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e marrone e macchia sulla fronte a forma di
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gli era stata messa sulla strada per un motivo
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squadrato come un carcere. Sulla facciata ocra si aprivano
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impazienza, la parrucca scivolò sulla sua testa piccola e
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correre con l’aria sulla faccia. I sobri palazzi
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Cattolica praticante, aveva centrato sulla misericordia la propria personalità
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piccole, alcune mollichine ricaddero sulla stagnola. Le mischiò al
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apparire bianca, le scivolò sulla fronte, si divise in
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faccia. Il suo fiato sulla mia pelle fu una
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lunghe si trovarono proprio sulla traiettoria di un raggio
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grande di lei, scivolò sulla schiena e appoggiò la
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lunghi capelli si sparsero sulla tela bianca, erano fili
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con un cuore disegnato sulla fronte, uno striscione arrotolato
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subito lui si mise sulla difensiva: “Alle persone più
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di speranze, Maruzza salì sulla Vespa e respirando a
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un ragazzo, lo baciava sulla bocca. ¶ Mario lasciò bruscamente
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sua carne. Perciò, quando sulla casa calò il silenzio
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animo. Mario era ancora sulla poltrona, dove lo aveva
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la strada insieme. Sfrecciavano sulla Vespa, il vento in
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sola si perdesse. Passeggiavano sulla sabbia molle di inverno
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suora» le disse Maruzza sulla strada del ritorno. ¶ «Non
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i divieti pesavano ancora sulla sua quotidianità. ¶ Quel pomeriggio
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piano. ¶ Antonella lo aspettava sulla porta: «Andiamo, le faccio
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ventilato e silenzioso, uscirono sulla terrazza. I tetti della
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aveva voglia di scendere sulla terra. ¶ «C’è qualcosa
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mostrarle la grossa cicatrice sulla testa, «e domani entrerà
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con una profonda scollatura sulla schiena e un paio
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La luna grande traboccava sulla Cala il suo pesante
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aveva i capelli arruffati sulla sommità del capo, le
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e se la poggiò sulla pancia: «Anche u picciriddu
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suo si era trasferito sulla poltrona, consolandosi con i
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lungo vestito di pizzo, sulla testa una buffa acconciatura
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sicurezza. Posò gli occhi sulla pancia della madre, la