Vittorio Alfieri, Mirra, 1786

re non oso ¶ pinger suo stato orribile: mal puote

invano ognor, che il suo dolor mi sveli: ¶ niega

io le parlo ¶ del suo dolore, anco a me

pur, meco ¶ spesso, malgrado suo, prorompe in pianto. ¶ Cecri

in poi, sempre il suo mal più crebbe: ¶ e

mio letto, ¶ che dal suo non è lungi; e

il lagrimar, fuor del suo labro usciva ¶ una parola

scongiurai, di dirmi ¶ il suo martìr, che rattenuto in

tacervelo dava. Ma il suo male ¶ sì radicato è

nasce ¶ il disperato dolor suo; tel giuro. ¶ Da me

suoi sospiri, e il suo silenzio, ah! tutto ¶ mel

non è dunque il suo male. Amore, ¶ benché di

traccia ¶ della cagion del suo dolor ritrovo! — ¶ Di nostra

e il giovinetto ¶ Perèo suo figlio, alla futura spene

beltà divina: — ecco il suo stato. ¶ Pur, di nozze

sua tristezza, il labro suo la niega; ¶ ma di

finger non sa il suo core. Udirne il vero

tu forse ¶ del nascosto suo male. — Ecco, ella viene

chiuda ¶ in ciò il suo core a noi, del

e più franco il suo passo... Ah! pur tornasse

ti stai?... Consenti al suo desio? ¶ Cecri ¶ Morirne ¶ fossi

poich´è tale il suo strano pensiero, ¶ pur ch

appena ¶ toltasi, il fero suo dolor la uccida. ¶ Ciniro

quest´isola sacra il suo cospetto. ¶ Chi sa? seguirla

ella appien seguisse ¶ il suo libero intento: ma, più

sii tu. Cagion del suo dolore addurne ¶ ella stessa

cagion sola. Ma il suo duol profondo ¶ merta, qual

Sollievo dolce ¶ tu del suo mal sarai: d´ogni

Oimè! tremo, ¶ che in suo pensier disegni ella stromento

cadria, se ostare al suo voler più a lungo

col non mai del suo dolor parlarle, ¶ vedrai che

rimembra; or son dal suo parlar convinto, ¶ che, lungi

de´ suoi lai cagione, ¶ suo sol rimedio ella tue

a cui l´orrido suo stato noi lascia? — ¶ Ma

i singulti estremi, dal suo labro ¶ usciva ancor di

Euriclea ¶ Ahi vista! nel suo sangue a terra giace