Vittorio Alfieri, Rosmunda, 1783

a te, nel talamo suo stesso; ¶ qui dei la

sempre ¶ quel sanguinoso derisor suo invito ¶ a me non

doversi aspettar: più val suo brando, ¶ che mille aiuti

rapida crescente ¶ d'Alboìn suo legittimo signore. ¶ Dietro ai

mortal colpo: al cader suo, ¶ se ardea pur anco

sé regno; ad ottener suo intento ¶ mezzi adoprava assai

tempo: ¶ miglior consiglio il suo timor daralle. ¶ Lasciala omai

noma, ¶ ch'arda in suo cor di così nobil

il vieti. ¶ L'ardir suo mezzo con l'ardir

moglie; ¶ che all'obbedir suo cieco al par che

il brando, ¶ l'invincibil suo brando, egli a me

vegga ei prima al suo rivale in braccio; ¶ e

Ma, lieta ¶ far del suo amor vogl'io costei

non mertai ¶ l'empio suo amore; inaspettato giunse ¶ all

che sien pur, del suo furor gli effetti ¶ per

l'amarmi ¶ di quel suo vile, e osarmel dire

di doglia; indi il suo ardir ne nacque;... ¶ di

Romilda ¶ Non che il suo brando, il guardo ¶ puoi

io vendicarla; d'ogni ¶ suo prisco dritto, d'ogni

dolor!... Lascia, al fianco suo... ¶ Almachilde ¶ Mi ascolta. ¶ Romilda

solo ¶ dell'empio furor suo. Ma, se alta troppo

che un ferro ¶ nel suo carcere ottenga, onde sottrarsi

scior dai ceppi il suo amatore, io stessa? ¶ ATTO

si accresce ¶ dall'infame suo amore... Oh ciel! se

scure ¶ è dovuto il suo capo. — A te, Romilda

lasciala; è vano: al suo partire inciampo ¶ tu bastante

non niegherà nel vil suo sangue, e tosto. ¶ Non