Angelo Galli, Canzoniere, 1459

lo illustre et excelso suo signore meser Federico conte

valse a Cato el suo desio de honore, ¶ et

che furon subiugati dal suo telo? ¶ Costui è vincitor

Phebo quel che spontasse suo telo? ¶ Ah, quanto lieve

fia sancto ¶ si nel suo pecto alcun vi tene

de tuoi che de suo' homei»; ¶ et, s'io

vinse Amore, ¶ ché 'l suo bel capo vince omne

credesse esser degno del suo amore. ¶ Se punto punto

inverno ha primavera el suo bel viso; ¶ ligiadra et

haverai: ¶ ch'ancidere un suo servo è doppia colpa

segno de retrarse dal suo amore. ¶ 11 ¶ Già mi credea

el cuore e 'l suo calore immenso ¶ per tema

ch'usciva del magnanimo suo aspecto. ¶ Dunque è ben

Pensando haver perduto el suo bel riso ¶ io non

qual fa oriente del suo aspecto, ¶ né dove el

mira, temo che 'l suo orto ¶ et l'occaso

a dire ¶ al servo suo ragione arditamente. ¶ Tu sai

tu me passasti col suo sguardo el pecto ¶ et

el pecto ¶ et cusì suo sugetto ¶ come a te

n' ha lei nel suo bel viso; ¶ et tu

tu te sii del suo vermeglio et bianco ¶ viso

sòle, ¶ è stato nel suo piover temperato, ¶ ma sempre

occhi gioire ¶ et del suo cor le chiave ¶ tener

ama ancor lei nel suo secreto. ¶ Questo pensando, hom

El par che col suo sguardo el cor me

pò mai senza 'l suo paradiso; ¶ el mio sta

te, che sei el suo recepto, ¶ qual Giove in

la mia vita! ¶ Nel suo danzare el portamento altero

gente a mirare el suo riso, ¶ ché de dolceza

Come vero amico, ¶ per suo sano consiglio così dico

che 'l servo al suo signore insegna ¶ non denegar

a Citherea ¶ et me suo figlio, Giove et la

del smesurato dolce del suo riso, ¶ so ben ch

occhi molli, ¶ pascerme del suo aspecto, pur almeno ¶ supliran

cum poca speranza de suo ritorno, XVII septembris 1442. ¶ 57 ¶ Bianca

vedendo sì lontano el suo thesoro ¶ «Non è questo

bel riso porge ogne suo dolce, ¶ io esco per

goderia com'ello el suo bel riso ¶ che 'l

calamita ¶ et io al suo bei sguardo son de

lei cum meco col suo vero aspecto ¶ Io la

Stariame a contemplare el suo bel viso ¶ che val

vede, ¶ partiti tosto dal suo volto sancto, ¶ tornati un

ciglia ¶ che 'l nome suo in me non stia

haveva ricevuto el nome suo scripto de sua mano

madonna te tocchi col suo piede, ¶ la cui puncta

non se mischi ¶ el suo col tuo angelico riposo

presa d'amore del suo proprio viso, ¶ transformariase, come

ove Amor tempra ogne suo telo, ¶ el qual me

che vi purificati al suo bel riso ¶ scì che

donna che volge el suo disio, ¶ et spesso l

et spesso l'amor suo vada alternando, ¶ è sempre

mentre de l'odor suo teco retieni. ¶ Over te

che porta el corpo suo cum l'alma spenta

estivo, ¶ spira nel volto suo suave et lenta. ¶ Per

hor la vermiglia ¶ del suo bel viso spesso stroncarei

pur scì superba, ¶ col suo bel viso tucto 'l

el senno altrui insegna; ¶ suo star fra noi tal

Quando se move el suo altero passo, ¶ l'aer

tante carezze, ¶ se del suo mal costum non la

col bel dire nel suo cor me lesse ¶ fino

onde ogne amante del suo core sgombra, ¶ sol se

cum la pietà del suo viso depinto. ¶ Ma se

in altra parte. ¶ El suo bel occhio guidano a

fucile, ¶ s'Amor nel suo bel pè triumpha et

la vaga pupilla del suo viso. ¶ Veggio el mio

duro et severo: ¶ el suo bel sguardo me dimustra

l'ale al mirar suo: ¶ hor così moro et

dove 'l colpo mortal suo se ritenne, ¶ né far

vagamente honesto ¶ e 'l suo mirare honestamente vago ¶ cusì

io veggia in nel suo sguardo la mia imago

una parte contempla el suo bel viso ¶ et l

tornare a me dal suo bel paradiso! ¶ O meraviglia

et lasso, ¶ move el suo bel girare a picciol

el più che dal suo sole ornato. ¶ Così da

donna cum prudenza, ¶ Vola suo intellecto in tanta altura

digna stanza et per suo car costume. ¶ O de

la fece Dio col suo penello. ¶ Qual parlar pelegrino

ma chi dirà del suo suave canto ¶ che per

terzo celo? ¶ El parlar suo appar senza alcun velo

più severa ¶ né col suo sguardo al sguardo mio

lum de questa. ¶ Quel suo mirar sì saggio da

Draga. ¶ 174 ¶ Venia madonna col suo occhio aperto ¶ et vennese

el disio fornisca el suo viaggio. ¶ S'al lume

et scanna ¶ col sguardo suo la dolce malandrina. ¶ Quando

al mio mal et suo ben tardo, ¶ ben che

tal stupor uscì del suo bel sguardo ¶ che via

furato al mondo el suo thesoro; ¶ ché le mie

ha la morte del suo color tinto, ¶ quando spero

l spirto mio nel suo corpo entre, ¶ cusì infiammato

dèi una volta, et suo se sia. ¶ Quale io

lume ch'esce del suo viso adorno. ¶ Ma quando

farà star gli augelin suo' senza verso, ¶ et prima

bianco ¶ e 'l viso suo pulito crespo el tempo

a quella sancta luce, ¶ suo sirò sempre fin che

stronca, ¶ de lungo dal suo fin men d'una

la mostra ¶ l'aspecto suo real, da somegliarse ¶ solo

poi la prende el suo viaggio, ¶ tucta la terra

mondo diviso. ¶ Quando el suo volto è depinto de

deorso ¶ che fa el suo riso dolce, humile et

madonna, e 'l dolce suo languire ¶ et la modestia

l senno a racontar suo' casi rei ¶ lingua mortal

el corropto de uno suo stretto parente. ¶ 209 ¶ Quante herbe

che del presente el suo saper profondo ¶ el meglio

sa che ardo del suo honesto foco, ¶ per cortesia

cortesia se mosse dal suo loco ¶ et col fazuol

Ché se 'l percuoter suo soave et piano ¶ haveva

per non trare invan suo strale ¶ tirò la corda

era posta in sul suo viso et non voleva

solevi così foribondo? ¶ Seristu suo pregion posto ni ferri

ha tanta possa el suo bel sguardo, ¶ ch'alora

el servitore ¶ del signor suo». Et qui se tacque

senno, dolceza e 'l suo valore. ¶ Adunque, dolce et

un raggio ¶ ch'al suo bel pè gentil scorga

al bel falcon del suo occhio lucente. ¶ Così deverian

ben pò dare el suo bel viso, ¶ quanto quel

de voi per lo suo meglio ¶ pigli questo conseglio

vero, ¶ io che al suo impero ¶ son prompto, non

giudice nostro; ¶ staronne al suo et al giudicio vostro

a chi contempla el suo alto valore; ¶ l'alteza

valore; ¶ l'alteza del suo core, ¶ l'animo grande

me discordo. ¶ L'effecto suo superchia el mio disio

non voglia? ¶ El mal suo non gli doglia: ¶ dunqua

occhi gai, ¶ per più suo honore assai? ¶ Ché tre

loro adocchi, ¶ et col suo sguardo honesto i ciba

l'honesta donna del suo honesto bene, ¶ ma, chi

l'ochio mai dal suo bel viso. ¶ O quante

honesto et costumato ¶ dal suo senno librato, ¶ che scopron

si folce; ¶ ma el suo sancto pensiero puro et

move ¶ el ricco passo suo et andar vole, ¶ ch

cusì resplende Urbino del suo sole. ¶ Nascon socto suoi

animal rei: ¶ deveriano al suo sguardo dolci et vaghi

è el possente occhio suo che 'nganna et sforza

fa la lingua ogne suo dicto, ¶ cum tal parlare

se tu el dolce suo parlare ascolte, ¶ vivo et

te specchi poi nel suo bel viso, ¶ vedi del

l'infernal catena ¶ del suo fradel quatriduan già Christo

freddo strugge el nobel suo lavoro, ¶ la triumphante fronde

toglie mai stagione el suo bel verde, ¶ tal gratia

che questo, ma per suo amore ¶ m'arebbe io

pruno. ¶ Era contrario el suo volere al mio, ¶ ché

me mostrasse el viso suo più pio? ¶ Anze dal

pio? ¶ Anze dal viso suo le belle rose ¶ facea

mai scolorì pietade el suo bel viso; ¶ già più

novo amadore; ¶ ché col suo arco da poi retemptomme

fium sanguigno trasse del suo pecto, ¶ se quella bella

sforza, ¶ posponendo ragione al suo furore? ¶ Spenta è nostra

giorno extremo ¶ e 'l suo bel viso inanze a

a lei che 'l suo ben duri. ¶ Vego madonna

cor furi ¶ el viso suo de mille color farse

me fe' el sguardo suo de gloria pino ¶ col

nascesti, puse ivi el suo pede, ¶ che la sancta

rosa: ¶ qual donna nel suo sonno hogge se posa

ch'el caro aspecto suo tanto gli abella. ¶ Lei

Signore dice al cor suo. ¶ 235 ¶ Qual fato, qual destin

per breve spatio lo suo ben vi presta; ¶ la

donna ¶ scorgeste el sguardo suo, tu te ricorde ¶ de

Baptista, ¶ se obscurò el suo sole agli occhi mei

anima gentile. ¶ Costei fo suo exemplo a la natura

excellentia e il cor suo grande, ¶ per lasciar dietro

merita altrui secondo el suo affanno, ¶ io sirò presto

l'esca al primo suo fucile. ¶ Nol lassar mai

mia era; unde al suo factor rede, ¶ damnando el

del mondo sponti ogni suo telo, ¶ a la fin

hom, per havere el suo signor tradito, ¶ aspecti esser

de Maria ¶ non moveran suo figlio gratioso? ¶ Per lo

tese, ¶ et tanto per suo amore el fallo teme

repigli ¶ el mondo cum suo' lacci et cum suo

suo' lacci et cum suo' doli. ¶ Ma cum quel

scarche nel fine lo suo mortal pondo. ¶ Et tu

per quello amirando ¶ ascender suo ch'el fece al

de miei falli el suo guaderno; ¶ per lo promesso

m'asigurò cum lo suo nome. ¶ Lector, se tu

transforma. ¶ Era l'aspecto suo non d'huom mortale

pena dar conventi di suo' damni. ¶ Studia in te

per beneficio servo a suo signore. ¶ Negar non puoi

sì come driza arcier suo occhio al segno. ¶ El

negasse al penitente el suo perdono; ¶ ma spesso a

legge ha i dieci suo' precepti ¶ et molti l

del mondo et del suo honore ¶ el visse sempre

dal fin beato mai suo camin torse. ¶ Quello è

bon Christo, ¶ che del suo amor te n'empisti

vuol ragione ¶ et del suo foco acender el cor

è essa veritade ¶ dal suo voler el mio parlar

satia. ¶ Vedi se 'l suo è grande amor paterno

nel cor che 'l suo sermone ¶ io ruppi come

d'oro, ¶ ma del suo proprio sangue et de

et mise 'l Verbo suo dal trino coro ¶ nel

a l'orma di suo' passi, ¶ et come fuoron

però che cognosceva al suo patire ¶ posser del celo

giovare a tucti el suo morire: ¶ ché li reprobi

matre pia, ¶ vedendo el suo figliol pianger sì forte

modo reverendo ¶ ch'ogni suo acto et gesto era

el pio patre, el suo figliolo? ¶ Bene el so

matre, però che 'l suo core ¶ era impetrato, de

che faccìan spesso el suo dire imperfecto, ¶ unde era

Pur posto è el suo voler nel tuo disio

perch'el offese ¶ el suo obiecto, ch'è Dio

diverse altre persone et suo missive et risposte tra

sì fo dolce el suo ragionamento ¶ ch'arivassimo al

monte aperto ¶ col canto suo che tucti gli altri

né Cannacé per lo suo Macarreo ¶ ancisa fora, che

che più che 'l suo morir questo ha descaro

fostu al ben far suo experienza, ¶ non fostu quella

sua pace e 'l suo disio; ¶ tu ere el

disio; ¶ tu ere el suo conforto et la sua

Et chi del pianger suo non lo commenda, ¶ sì

come tu servisse el suo signore, ¶ ch'avevi più

core ¶ volesti dare al suo vivar pensiero, ¶ sì te

la perdita sua et suo gran damno, ¶ et perché

pianger sempre ¶ lo infinito suo infelice damno». ¶ Et ella

io so che 'l suo amore è perfecto, ¶ porà

me al mondo el suo breve dilecto». ¶ Et io

dove era scripto omne suo precepto. ¶ Lì era de

abandonar mai volse el suo Signore. ¶ Ma quella che

contenta el cel fe' suo domino; ¶ el grande et

vender per comperarla ogne suo bene, ¶ così per acquistar

al parer mio, omne suo ben verace; ¶ gloria, letitia

uscita torna al corpo suo desfacto ¶ et così calefacto

tua patria et del suo damno? ¶ Ben si pò

ch'essendo nato el suo figliol morisse. ¶ Se 'l

aspectar, per salire al suo merto, ¶ el beato Ruberto

humile ¶ arder nel viso suo tucta amorosa. ¶ Gli occhi

un giubileo. ¶ El viso suo alora tal si feo

volte è indivina del suo sogno; ¶ et io ne

non è degno lo suo secul vile ¶ posseder troppo

ch'io adimpirò ogne suo voto: ¶ ché non fuor

nel smesurato modo del suo pianto, ¶ che bagna el

et perso ha el suo thesoro el nostro erario

tua Margarita». ¶ Erami el suo bel dire un refrigero

tabernaculi». ¶ Ma el senno suo, che mai non hebbe

sua beltà e 'l suo alto intellecto, ¶ i bei

perde ¶ o per estivo suo gentil valore. ¶ Mancace el

chi ne gusta del suo cibo, in verde ¶ ritorna

a ¶ Dolgase sempre del suo grande errore ¶ chi raquista

errore ¶ chi raquista el suo ben, poi lo riperde

che sta lontano dal suo amore. ¶ Non basta che

depinge d'honestà omne suo gesto; ¶ non pur suo

suo gesto; ¶ non pur suo sguardo honesto, ¶ ma li

del naturale ¶ et del suo gran sapere e intelligenza

nostra veduta tanto sale ¶ suo intellecto, che chi vuol

vede lei ¶ col penetrante suo mirar profondo, ¶ tu pòi

Dio inamora ¶ — secondo el suo factore è la factura

sopra la neve el suo bel viso, ¶ e 'l

e 'l dolce del suo riso ¶ faria piatoso Silla

al collo ¶ et nel suo core l'amorosa spilla

et satia tanto el suo disio, ¶ che sol li

in terra, ¶ secondo el suo desio è maritata; ¶ reverita

fo mai scì da suo marito. ¶ Ella, che sa

anima data ¶ al signor suo magnanimo et gradito. ¶ Ma

le illustre donne ornò suo stile, ¶ se costei al

stile, ¶ se costei al suo tempo fosse stata, ¶ harebbe

c'ha 'l viso suo de rose et d

honore? ¶ Chi vole el suo amore ¶ pona tucto el

amore ¶ pona tucto el suo studio a compiacerti: ¶ costui

et pochi Spani, ¶ col suo ardire et suo saper

col suo ardire et suo saper profondo, ¶ l'è

questo et quello ¶ al suo voler rebello, ¶ sempre vincendo

a la potenza del suo stato ¶ et a la

te transforme ¶ nel piacer suo, ché savia serai ¶ et

questo signore. ¶ Pensa al suo merto prima e a

sua bella mano ¶ al suo signor soprano ¶ et seco

volse ¶ lasciare herede del suo nobil stile. ¶ Mandato a

mecter per calle al suo retroso, ¶ ma seque le

certo poi ¶ porgerà el suo dito al tuo anello

alta elloquenza e 'l suo splendore, ¶ morte ch'abassi

l servo segue un suo mundan signore ¶ de vita

prudente et degno del suo amore. ¶ Que fia de

a Calli condolendosi del suo stato amoroso perché stava

a te ch'al suo tormento ¶ debbe por fine

è più grato el suo stil deretano ¶ quanto è

fé supplisce e 'l suo cor t'apresenta, ¶ come

apresenta, ¶ come fece el suo patre et suoi passati

et cara, ¶ per fugir suo destin: per te se

ha posto Amor nel suo bel viso, ¶ per far

sua amata incredula del suo amore. Da Giovanni di

l'albissima carne et suo splendore. ¶ Per lo magnifico

fa se lui dal suo factore ¶ descende nel tuo

revelo ¶ che 'l cor suo è hor posto in

messo in volta già suo cor modesto. ¶ Solo un

metendogli in gelosia el suo amore. ¶ 308 ¶ Tu perturbe el

la bella invoglia, ¶ del suo bel sguardo la mia

divina. ¶ Et se 'l suo nome ignoto pria se

del mio stile el suo thesoro ¶ horamai sia l

horamai sia l'angelico suo viso, ¶ ben che tanto

e i fior del suo bel viso rari et

è d'ubidire un suo signore. ¶ Resposta de meser

terra sparte, ¶ per lo suo stil tu vivirai ancora

Sforça reprendendo el cor suo. Mandato a me per

luglio reprendendo el cor suo. ¶ 319a ¶ Misaro io non

porge? ¶ Ella col lume suo al cel te scorge

in vece del cor suo al prefato Signore, XXVII

in compagnia d'ogne suo decto. ¶ Mandato a lo

a lamentarse del cor suo. A l'illustrissimo Signor

a lamentarse del cor suo. ¶ 321[Di Alessandro Sforza] ¶ Sento

più alto canta, ¶ in suo et mio servitio vada

prefato Signore laudandolo del suo bel dire. ¶ 322 ¶ Quando me

ch'ardisti a biasimar suo' dolci homei, ¶ secondo ch

cui ¶ già mai per suo restoro dia de piglio

dia de piglio. ¶ I suo' fedel seguaci a sua

non se possa el suo artiglio. ¶ A quel che

e il dolce nome suo che me dia vita

occhi ¶ fin che 'l suo pianto finirà per morte

io temo che 'l suo gran dolore ¶ non faccia

mio presto. ¶ Toglie del suo cor mesto ¶ li pensier

sol, che vede el suo oltraggio, ¶ ma retornate a

apresso lei. Adonqua al suo tormento ¶ el mio è

è che 'l dolor suo grave non sia, ¶ ma

ma non dei esser suo quel che se dona

aspecta el servo dal suo buon signore? ¶ Sol ragion

el se reveggia col suo dolce amore, ¶ come faccio

che piglie al pianto suo tal modo et forma

ti dipinge ognor col suo penello? ¶ Verso de me

savii et forti dal suo arco: ¶ «I fingon — dissi

te diede el nome suo, che è d'esser