Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

i giovanotti dei miei tempi andavano sulle feste dei

conoscevo nessuno; ai miei tempi ci si veniva di

trucioli che, nei primi tempi della Mora, a me

conosciamo; ma prima, ai tempi della Mora, del lavoro

paesi e d’altri tempi. Ma i piatti erano

fatto fuori a quei tempi? ¶ – Sono gesti da ignoranti

avrei detto ai miei tempi se mi fosse comparso

raccontai che ai miei tempi questa valle era piú

c’era ai miei tempi e qualche pesca cadeva

Cavaliere, che ai miei tempi era il padrone delle

a sentire. – Ai miei tempi, – dissi, – i vecchi dicevano

la strada che ai tempi della Mora avevo fatto

viale che ai miei tempi non c’era, ma

a rallegrarmi di quei tempi, – disse il Cavaliere. – La

grosse. Disse che i tempi erano stati diabolici, che

dell’Angelo, che ai tempi di prima queste cose

dov’era finito, ai tempi di prima, quello zolfo

a voi». A quei tempi non mi capacitavo che

tutti, di Canelli, dei tempi di una volta, di

la Mora a quei tempi non aveva che il

mi ricordai dei miei tempi e dissi a Cinto

mi capacitava a quei tempi, era che tutte le

guardandosi intorno, a quei tempi finiva che l’aspettavano

di Nuto in questi tempi, certi giorni che non

a pensarci rimpiangevo quei tempi, avrei voluto ritrovarmici. ¶ E

Il bello di quei tempi era che tutto si

e fischiando. I primi tempi, parlandole, io nascondevo le

Ma questo era ai tempi che la vecchia era

ai nipoti. Ma ai tempi del figlio del Conte

di Belbo – ai nostri tempi in quell’ora in

già abbastanza a quei tempi per figurarmeli insieme e

oppose piú. Erano i tempi che Silvia non aveva

domenica d’estate – dei tempi che Silvia era viva

lasciano tranquilli? ¶ A quei tempi traversare Canelli era sempre

disse perfino che sono tempi che bisogna decidersi, o

come andava a quei tempi. Io non ero tranquillo