Giuseppe Parini, Il giorno, 1801

reina. Alfine il Sonno ¶ Ti sprimacciò di propria man

bel fianco, e sì ti appoggia ¶ Alli origlier che

lenti degradando ¶ All'omero ti fan molle sostegno; ¶ E

temprato, e al digerir ti vaglia, ¶ Tu il cioccolatte

cioccolatte eleggi, onde tributo ¶ Ti diè il Guatimalese e

Ma se noiosa ipocondria ti opprime, ¶ O troppo intorno

De' sovrumani accenti odio ti nasca ¶ Più grande in

il gran lavoro. Altri ti veste ¶ La serica zimarra

pelli; ¶ Questi al fianco ti cinge il bianco lino

in su le mani ¶ Ti versa onde odorate, e

all'intorno; e qual ti porge ¶ Il macinato di

di famiglia padri ¶ Relegato ti giacci a nodi avvinto

che i suoi sudor ti fruttin poi ¶ Dorati cocchi

dì vaghezza ¶ D'accordar ti prendesse al suo sembiante

atroce folgore, ¶ Meschino! allor ti penderia sul capo? ¶ Tu

e forte ¶ Dura e ti serba a la miglior

gli occhi altrui. ¶ Ei ti lusingherà forse con liscia

Fia che nel cor ti si ridesti e viva

che in suo cor ti beffe ¶ Qualor partendo da

genti? ¶ Così non mai ti venga estranea cura ¶ Questi

E che ad altro ti volga. A te quest

vago aspetto; o se ti piace ancora ¶ D'altra

Anco sovente d'accusar ti piaccia ¶ Il dipintor che

bello? ¶ Però qual più ti par loda o riprendi

riempie ¶ Egualmente divisa. Or ti fa core, ¶ E in

quella vorticosa nebbia ¶ Animoso ti avventa. Oh bravo! oh

in sul suol prono ti stringa ¶ Il molle piè

lente. ¶ Quel notturno favor ti presti allora ¶ Che al

e che il Giudeo ti fece ¶ Creder opra d

d'erudito il nome ¶ Ti compartì prostrandosi a' tuoi

Premati alquanto, e sovvenir ti faccia ¶ Dell'altrui fida

gran lume Febeo tutto ti copra, ¶ E allo sguardo

a le braccia ¶ Timido ti sostien mentre il dorato

severo ¶ Sur un canto ti sdrai. Apriti o vulgo

tra fedeli ancor Penelopèe ¶ Ti guidano a la mensa

bel labbro in tanto ¶ Ti apparecchia un sorriso. Ognun

elegante esser più puoi ti mostri. ¶ Tengasi al fianco

ignuda ¶ Già la bella ti cede. Or via la

alme! e quanta invidia ¶ Ti portan te mirando unico

che di gelosa ¶ Titol ti dièro; e t'è

il ferro, ¶ Che forbito ti giace al destro lato

d'oggi in poi ¶ Ti fia ceduto il trinciator

d'ognaltra cosa ¶ Però ti caglia rammentar mai sempre

sgravato d'odioso incarco ¶ Ti fia grato colui che

destin dal fianco amato ¶ Ti allontani a la mensa

Il brindisi segreto: e ti prepara ¶ In simil modo

puote arcana o grande, ¶ Ti spaventi giammai. Se cosa

là cada ove spiegar ti giove ¶ Il tuo novo

mensa. ¶ Tu a lui ti volgi, seco lui ragiona

o frenar qual più ti piace! ¶ E per la

che in Arcadia pasce ¶ Ti giurerà che di Donato

le stirpi orgoglio, ¶ Che ti scevra dal vulgo. Udrai

Declina vergognando a chi ti chiede; ¶ Ma deporli non

o il mar curvo ti celi ¶ A gli occhi

guardi ¶ Tempra qual più ti giova; e a te

ciascuno ¶ A qualch'uso ti fia. Da te mandato

Tutti dell'amicizia onde ti vanti ¶ Compendiar gli ufici

velli ¶ Cascanti argutamente. Ora ti vaglia ¶ Questa carta o

lungo ¶ Del ginocchio sollecito ti spigne ¶ Ad altre opre

occhi miei? ¶ Qual palagio ti accoglie; o qual ti

ti accoglie; o qual ti copre ¶ Da i nocenti

Anch'ella un poco ¶ Ti risponda premendo; e a

Degna superbia in cor ti bolle; e face ¶ L

e baldo ¶ Vanne, torna, ti assidi, ergiti, cedi, ¶ Premi

accenna, schiamazza, entra e ti mesci ¶ A i divini