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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «tre»

nautoretestoannoconcordanza
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porta pretoria romana con tre fòrnici all’ingresso.» ¶ Provò
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fiancheggiata da palazzi di tre, quattro piani, con balconcini
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gigantesco portinaio imparò immediatamente tre espressioni napoletane: “cèveze”, che
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restavano che due o tre d’argomento scientifico. Tornò
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era affacciata due o tre volte, sorpresa) perché c
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dei poveri, due o tre gabelle per qualche convento
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Loro hanno nello stemma tre pignatte. Col manico e
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suoi coetanei. Due o tre volte in casa Serra
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bel maritone, due o tre figli, ma anche un
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mano sugli accordi bassi, tre o quattro fughe in
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Corte”. ¶ Febbrilmente mise insieme tre sonetti d’allegorie mitologiche
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l’epilogo felice: i tre cortei comparvero tutti assieme
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tutti assieme, provenendo da tre vicoli diversi, le statue
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il sigaretto dal finestrino, tre o quattro lazzari s
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faccio fare a Gaudiosi». «Tre giorni di libertà: mi
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da Vienna, vecchia di tre mesi. Metastasio rispondeva alla
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l’aveva lasciata nei tre giorni che precedettero la
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Seggio di Nido, tossì tre o quattro volte, si
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vedevano i merletti delle tre sottovesti. Merletti veri, come
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a chiazze. Ne salvò tre o quattro, che dispose
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tostino sul fornello. Stette tre ore a rigirarlo, mentre
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sguardi sardonici delle altre tre, Grazia, Rosa, Benedetta: tutte
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ci siam venuti da tre settimane. ¶ Torna a sedersi
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Coi pochi libri rimasti, tre settimane prima quando, sorretta
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da lo corriere con tre lettere. Una per Roma
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un vecchio, una vecchia, tre o quattro ragazzini e
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fa’?» ¶ Di lì a tre giorni se n’andò
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scritto che Napoli ha tre re: il primo è
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Ciaia. Le danno mano tre virtuose del San Carlo
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trafelati i ragazzi con tre numeri del «Moniteur». Manthonè
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ragazza forniva al protettore tre vestiti nuovi l’anno
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vestiti nuovi l’anno, tre convegni la settimana e
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d’un basso. Bussò tre volte, mormorando: «Mandrie’, aràpe
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me stai smiccianno da tre ore!» sbuffò Lauberg. «E
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aveva commissionato tavolini a tre gambe. Ci tornò, anche
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la campata. Io tengo tre figli, comm’avimmo mangiato
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molari. ¶ «La vernata de tre anni fa,» proseguì «pe
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divano. Bastano due o tre copie: te le nascondi
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mi stai spiando da tre ore! E va bene
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alla Corte napoletana dopo tre anni. Monsignor Busca protendeva
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quali Gennaro salutò i tre giovanissimi fratelli Pignatelli di
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cavò di furia i tre opuscoli gualciti, si guardò
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entrare.» ¶ Veniva due o tre volte la settimana. Non
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la Francia. ¶ «Ci sono tre reggimenti in assetto di
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son formati due o tre gruppi di pazzi. Uno
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intorno, poi decise: impiegò tre giorni, facendo chili di
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cappellino a cupola, bianco, tre rose gialle sulla falda
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acqua, risate, strilli, fischi. Tre “feroci” sorvegliano. Ha un
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pane, vino, sciroppi annevati. Tre lazzari dalle facce stanche
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filo d’olio sorrentino, tre foglie di basilico, un
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chiederanno morte.» ¶ 2 ¶ Bussano da tre ore alla porta, in
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Santa Maria?» mormora. ¶ «So’ tre mesi, signo’. Non faccio
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tiempe sì. Ma dopo tre, quatt’anne, non fa
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il Regno non vale tre soldi, dal punto di
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a lungo, due o tre volte, lei socchiude gli
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sera sto bbuono per tre mesi!» ¶ Spiega subito. Erano
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casa sua»). ¶ «Siamo stati tre ore sotto le navi
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di Ponza... Ancora alle tre ci sfogavamo con la
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è grandissima. Due o tre saloni, coi soffitti affrescati
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veri ragazzi sono i tre fratelli Pignatelli in divisa
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studenti: di due o tre Accademie, della scuola di
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un canto, stupita, vede tre intimiditi lazzari. Tre veri
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vede tre intimiditi lazzari. Tre veri lazzari: berretti rossi
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solo a guardare. ¶ I tre lazzari, del tutto ubriachi
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Scuote la testa. Aspettano tre poveri ragazzi sciocchi. Li
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aveva difesi tutti e tre, lo disse pure, in
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tribunale, ch’erano soltanto tre ragazzi, nutriti di cultura
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fucili a baionette ritte. ¶ Tre o quattro bancarelle silenziose
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parevano impazziti, due o tre, fra i quali Pepe
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dire, con cipiglio, ai tre intendenti in parrucca e
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ordinò il vecchio, stizzito, tre soldati si gettarono su
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Possibile fosse una delle tre jene persecutrici dei patrioti
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sa. ¶ Da due o tre sere giungono canti misteriosi
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in cantina due o tre lumi a boccia, qualcuno
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di venti metri. Dai tre balconcini stretti stretti non
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oscillando teste e spalle. ¶ Tre squilli di tromba laceranti
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letto solo da due, tre persone che non condividono
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un po’. Lettere, appunti, tre o quattro fogli volanti
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se ne vendono almeno tre, quattrocento copie in Città
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mostruosa. Scrisse due o tre articoli, tirando fuori tutti
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che tiene in casa, tre colonnelli e un capitano
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di parecchio denaro. Stamperà tre numeri, poi, se non
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ma ci saranno ancora tre numeri? ¶ Suvorov ha conquistato
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smorfia scettica. ¶ «Eccidio... Sono tre o quattro mascalzoni, che
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acqua in ragione di tre mestolate a persona. E
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tutti i fucili da tre quarti d’oncia, polvere
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nelle feritoie. Due o tre nel camerone cadono. Anche
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che sprizza due o tre volte, si spegne. Non
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boato «Viva lo re!», tre o quattro che portano