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Ugo Foscolo, Tieste, 1795

concordanze di «tu»

nautoretestoannoconcordanza
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1795
il conforto mio. Figlio, tu acerbo ¶ finor mi fosti
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1795
t'amo, e sei ¶ tu di me degno, e
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d'Atreo ¶ non temi tu? Qui di te vengo
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qual colpa n'hai tu? Rapita ¶ del tuo Tieste
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Tieste: di Micene sua, ¶ tu il sai, lasciò l
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Delitto ¶ n'hai forse tu? Tuo vano schermo apponsi
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rampogna. — ¶ Ma ohimè! non tu, figlio, sol io ¶ la
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al duol te lascerò? Tu vivi, ¶ e ti segue
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te: nel scorno ¶ benchè tu nato, mi sei figlio
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Atreo, gli è ver, tu soffri ¶ dispregio sì, ma
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poter prestargli aita? Ah! tu mal provi ¶ quanto mi
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IPPODAMIA ¶ Che di'? come! tu l'ami ¶ ancor? ¶ EROPE
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mi fai pietà! Pur tu dovresti ¶ pietosa esser con
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angoscia maggior. Ma, e tu lor badi? ¶ Sta in
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che le scacci vuoi tu? Co' miei rimorsi ¶ deggion
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EROPE ¶ Pen parli. ¶ Ma tu, qual io, sei madre
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lascia. — E dove? ¶ Dove tu il condurresti!... Atreo!... di
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di troppo ¶ ti fidi tu... No, no... lungi da
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io n'avrò, ma tu: lo grido, ¶ e lo
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della colpa di Tantalo, tu incalzi, ¶ e piaghe a
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IPPODAMIA ¶ Oh!... Tieste!... se' tu? ¶ TIESTE ¶ Che fai? di
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prima... ¶ IPPODAMIA ¶ Vaneggi, figlio, tu? ¶ TIESTE ¶ Ma tu mel
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figlio, tu? ¶ TIESTE ¶ Ma tu mel celi: ¶ il so
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Egli cova atri pensier: tu, figlio, ¶ fuggi, se cara
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vommi a morte. ¶ Ma tu mi di': madre mi
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un giorno a me? tu m'ami? o sei
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essi dal dì che tu volgesti ¶ infausto il piè
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alcun mi scopra: or tu celami, e allora ¶ vedrò
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pur sa che ivi tu se', da Atreo ¶ rispettata
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Di schiavi e vili ¶ tu se' accerchiato; ognun t
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Rapito ¶ gli hai regno tu, rapita sposa, e in
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mia pietà fraterna: ¶ e tu tel vedi. Ha un
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son io Tieste? — ¶ Or tu pon modo a femminil
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1795
sono suoi mali; e tu n'aggiungi orrendi. ¶ Misera
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aggiungi orrendi. ¶ Misera! Tal, tu ben lo sai, non
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1795
Atreo t'infonda: e tu m'abborri? ¶ EROPE ¶ Abborro
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perseguitati. Or che vuoi tu? Qual cura ¶ me, rado
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ei non è reo; tu il festi; ¶ e la
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teco i' favello; or tu rispondi. In Argo ¶ sai
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1795
rispondi. In Argo ¶ sai tu chi regna? sai ch
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regio cenno ¶ santo? sai tu chi sei? — Taci? ben
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Il re son io. Tu... ma che dico ¶ che
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ma che dico ¶ che tu non sappia? Ove apprendesti
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1795
pietà, quantunque me tiran tu nomi; ¶ ed io, tiranno
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1795
hai di te stessa tu. — Duolmi, che pianto ¶ mi
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IPPODAMIA ¶ (ad Atreo) ¶ Qual tu l'attesti, m'ami
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il fanciullo. ¶ ATREO ¶ Mal tu libri ¶ quanto mi chiedi
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1795
Grand'opra ¶ compir dei tu. ¶ EROPE ¶ Qual opra mi
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1795
vano: ¶ meglio il saprai tu stessa. ¶ EROPE ¶ Ippodamia, ¶ libera
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1795
m'adduci! —EROPE ¶ Siegui. ¶ Tu di figlio che mormori
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1795
mio figlio nulla di' tu? nulla? ¶ Fingasi Atreo, chè
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Atreo ¶ perfido... forse... ¶ EROPE ¶ Tu da me il rapisti
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IPPODAMIA ¶ Altre feroci ¶ cure tu pasci? ¶ EROPE ¶ Io no
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1795
chi mi nomi? ¶ Come tu sai, ch'ei m
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1795
dicesti? Non è ver: tu d'altro ¶ parli; ti
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lui tua voce, or tu l'adopra; ei ratto
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tant'opra ¶ traeati: or tu la compi: un solo
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d'Argo. ¶ IPPODAMIA ¶ O tu crudele! ¶ egli è mio
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figlio; a me salvar tu il puoi, ¶ e da
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a che venisti? Se tu a darmi morte ¶ vieni
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1795
più infelici ¶ trascorrer bramo. Tu se' mia: ti strinse
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ti volle. — Volle! ah! tu ¶ nol fosti mai; no
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Atreo. ¶ Ed osi proferir tu del fratello ¶ lo scempio
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rispetti ¶ quel duol che tu sol mi cagioni? ¶ TIESTE
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segui, e se infelice ¶ tu se', no, non temer
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EROPE ¶ In pace!... Or tu tel vedi. ¶ Ma se
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fratel: quindi mal vedi ¶ tu i suoi pensier. ¶ IPPODAMIA
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che a tal, pensar tu dei: per te non
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sommi ¶ io più, nè tu per me. ¶ TIESTE ¶ Come
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voleanlo i numi. Misero! tu appena ¶ vedesti il giorno
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un giorno saprai; se tu sapessi, ¶ come odierai la
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a Ippodamia) ¶ Deh! perchè tu non mi lasciasti i
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1795
trae un ferro) ¶ — Vedi tu questo ¶ ferro di morte
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nemmen con morte. — ¶ Ma tu non mi negar l
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petto, il ferro. ¶ EROPE ¶ Tu il vuoi, mel porgi
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il pianto ¶ credo. — Ma tu? pur vegli. ¶ ATREO ¶ Il
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e forse ¶ il sai tu pure. ¶ IPPODAMIA ¶ Io?... No
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pure. ¶ IPPODAMIA ¶ Io?... No... tu mel dicesti: ¶ ed io
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vegliar inusitato e lungo, ¶ tu m'accennasti, o donna
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1795
alla guardia che comparisce) ¶ Tu riedi ¶ alle mie sale
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ove mi lasci? ¶ Ove tu fuggi? e il misero
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1795
tirannico. — ¶ (impugna il ferro) ¶ Tu ferro ¶ vendicator, liberator, ferisci
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TIESTE ¶ O! chi se' tu? Qual voce!... ¶ Erope?... ¶ EROPE
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a Tieste) ¶ TIESTE ¶ Or tu t'arretra: inciampo ¶ fia
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hai cor: non se' tu madre? Trema. ¶ Fiati tal
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va: tua morte, ¶ folle, tu tracci, non d'Atreo
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sciolga al fine, ove tu sgombri. ¶ EROPE ¶ Ah! fuggi
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me sia, ¶ purchè libero tu. ¶ TIESTE ¶ Nè conoscesti ¶ di
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Or quella ¶ non se' tu che giurasti amore e
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1795
la morte. — ¶ Oh! muto tu con torvi occhi mi
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1795
TIESTE ¶ ... Taci. ¶ Non vedi tu? ¶ EROPE ¶ Vaneggi? ¶ TIESTE ¶ — Ubbidirotti
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1795
TIESTE ¶ — Ubbidirotti; ¶ ucciderò. —EROPE ¶ Tu fremi? ¶ TIESTE ¶ — Il braccio
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1795
TIESTE ¶ — Il braccio reggi ¶ tu. —EROPE ¶ Di morte tu
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tu. —EROPE ¶ Di morte tu parli? Ebben la bramo
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1795
Quelle grand'orme ¶ che tu stampi di foco... sieguo
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1795
Erope.. il vedi? senti tu? — Ma dove ¶ lo spettro
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Lo voglio, ¶ lascia, seguir. — Tu, tu, vil, mi trattieni
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voglio, ¶ lascia, seguir. — Tu, tu, vil, mi trattieni. ¶ EROPE
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non vuoi da me tu udire ¶ nulla ragion, le
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le guardie eseguiscono) ¶ E tu, ¶ (ad Erope) ¶ non sazia
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1795
colpo. ¶ EROPE ¶ Son rea; tu il di'. ¶ ATREO ¶ Stolidamente
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fede t'amassi, qual tu m'ami. — Intanto ¶ qual
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Erope, e in bando ¶ tu mi cacciasti per aver
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promisi: ma fratello sempre ¶ tu mi nomasti, e nimistà
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tristi dì, che tôr tu non potevi. ¶ Or è
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core ¶ male reggeano Calcide. Tu troppo ¶ concedevi alla plebe
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di là a Micene tu giugnesti, e fosti ¶ securo
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a una Guardia) ¶ O tu, disgiunti ¶ custodisci costor: d
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è per me; se tu nol salvi, io vengo
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ricuso ¶ di sofferirne più. Tu che tant'hai ¶ coraggio
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di sangue ¶ hai sete tu, dissetati del mio; ¶ egli
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Madre, a che vuoi tu trarmi? io di tuo
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1795
rapirten'uno? ¶ IPPODAMIA ¶ Vedi tu questo mio braccio tremante
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t'avesse ucciso: ora tu vivi, e regni; ¶ nè
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me. ¶ ATREO ¶ Tieste ¶ morrà: tu meco viverai regnando. ¶ Fiati
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1795
sospiro. ¶ ATREO ¶ A pietà tu mi sforzi: a tue
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Qui dunque fia che tu l'abbracci. — ¶ (alla Guardia
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sia. ¶ Se infami patti tu proponi, infame ¶ vita Tieste
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odiosi istanti. ¶ ATREO ¶ O tu, superbo ¶ disprezzator di morte
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in te sta sol; tu scegli ¶ nuovo esilio perpetuo
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abbominevol amator vedrai. — ¶ E tu, giuri? ¶ TIESTE ¶ Ti giuro
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ti giuro. ¶ ATREO ¶ Or tu li giura, ed io
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1795
in libertà. ¶ ATREO ¶ Regno tu brami? Or vola ¶ da
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s'appresta, ove lasciar tu voglia ¶ temuti i grandi
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il vulgo. ¶ Ma giura tu di non por piede
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patti il regno ¶ che tu mi rendi, abborro: e
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e 'l sai ben tu, feroce odio di morte
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1795
ferro, e invano. Or tu pon fine ¶ a nostre
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EROPE ¶ Indarno ¶ parli, Tieste. Tu di me per sempre
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cura. — O re, mal tu l'ascondi ¶ ad una
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tormenti, ove di più tu n'abbia. ¶ ATREO ¶ Tuo
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1795
inesorabile! placato ¶ non se' tu ancora? Or che riman
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aneli al lutto? Or tu sguaina il brando ¶ e
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madre. ¶ Ma di': felice tu sarai? No: cruda ¶ necessità
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più versato, e più tu ingordo ¶ ne diverrai; ma
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opra: imprendi ¶ da me tu prima: io tel ridico
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ATREO ¶ Donna, ¶ li vedi tu? Sai di qual marchio
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Non se' di re tu madre? ¶ IPPODAMIA ¶ Io di
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ATREO ¶ (sollevandola) ¶ Ad opra tu mi spingi, o madre
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dunque, ove prometta ¶ perdono tu. ¶ (ad Atreo) ¶ ATREO ¶ Perdono
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ma più fosti ¶ empio tu meco. ¶ TIESTE ¶ Qual con
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mortale in rammentarla; acerbo ¶ tu sembreraimi più: ritogli dunque
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tormenti; o se lasciar tu il vuoi, ¶ perdonami. ¶ ATREO
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1795
IPPODAMIA ¶ (ad Atreo) ¶ Ancora ¶ tu non assenti? — Ed io
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1795
nostri. Io ti perdono: ¶ tu m'abbraccia, e perdonami
146
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Atreo) ¶ Il figliuol mio ¶ tu generoso ora mi schiudi
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1795
figlio, deh! ferma. — O tu, soldato, ¶ non lasciargli quel