Giuseppe Parini, Il giorno, 1801

mie parole? Ah il tuo mattino ¶ Signor questo non

cure ¶ Denno aver del tuo giorno: e quindi io

de gli eroi al tuo palato. ¶ Cessi 'l cielo

s'affida; o il tuo castaldo ¶ Che già con

voci ¶ Smarrite titubanti al tuo cospetto; ¶ E tra l

dolce ¶ Mastro che il tuo bel piè come a

i novi albori ¶ Del tuo mattin teco scherzato fia

Ire o tornar dal tuo palagio i primi ¶ D

fulgida carriera ¶ Tu il tuo corso interrompa, e fuora

vo' regnar solo. A tuo piacere ¶ Tra noi parti

ago: ¶ Ed ora in tuo favor contende o veglia

Del mio signore e tuo. Pon mano poi ¶ Al

te parlai; ma il tuo lavoro ¶ Breve non fia

Che più? Se per tuo male un dì vaghezza

In nobil petto. Il tuo signor vedrai ¶ Mansuefatto a

ognaltro ¶ Larga otterrai del tuo lavor mercede. ¶ Or Signore

infesta, ¶ Onde l'Enrico tuo vinto è d'assai

d'assai, ¶ L'Enrico tuo che in vano abbatter

sì gravi studj ¶ Del tuo paese l'ignoranza accusi

E tenti aprir col tuo felice raggio ¶ La Gotica

Unqua mentire ad un tuo pari in faccia? ¶ Ei

L'alme sembianze del tuo viso, ond'aggia ¶ Tacito

de le grazie del tuo viso desti ¶ Soavi rimembranze

rigido assai se il tuo sembiante ¶ Esprimer denno i

L'augusta maestà del tuo cospetto, ¶ Si volga a

Tale il grand'avo tuo tra il fumo e

ascolta. ¶ Un giacendo al tuo piè mostri qual deggia

l'aprica montagna in tuo favore ¶ Al possente meriggio

Imagin dolci e al tuo desio conformi. ¶ A tanto

ancor su l'occhio tuo sedendo ¶ Irrefragabil giudice condanni

picciola guaìna ove al tuo cenno ¶ Mille ognora stan

baldi e lieti ¶ Del tuo nobile incarco i bruti

seguirò, chè varie al tuo mattino ¶ Portar dee cure

onde giammai ¶ Non profanin tuo piè la polve o

E lo adatti al tuo capo, in sul tuo

tuo capo, in sul tuo capo ¶ Ripiegato l'afferri

E allo sguardo profan tuo nume asconda. ¶ Poi che

Che s'oppone al tuo corso. In altra guisa

o scopra ¶ Unqua il tuo sesso. Arroge a questo

Avvolser seco, e del tuo impuro sangue ¶ Corser macchiate

di numi: e il tuo meriggio è questo. ¶ Al

si cruccia alquanto, ¶ Del tuo lungo tardar solo si

Ahi pazza Italia, il tuo furor medesmo ¶ Oltre l

sala ¶ Signore il nome tuo. Di già l'udìro

trovar mai fallo ¶ Nel tuo lavoro? Il tuo signor

Nel tuo lavoro? Il tuo signor fia tosto ¶ Campion

Sopra di te col tuo valor sostieni, ¶ E al

i primi padri ¶ Del tuo sangue o signore e

Al fin sul dorso tuo sentisti o terra ¶ Sua

Parte le aggrada. Il tuo coltello Amore ¶ Anatomico renda

Porgere orecchio; e il tuo sermone a i loro

spiegar ti giove ¶ Il tuo novo tesoro. E se

maligne risa esponer osi ¶ Tuo talento immortale. All'alta

Lungo ornamento a lo tuo speglio innante. ¶ Poi che

Tutta la mensa al tuo poggiare audace. ¶ Te con

tua pietade o il tuo rispetto ¶ Devrien fino a

i carri ¶ Gravi del tuo ricolto, e su i

comodi guida ed al tuo lusso; ¶ Tutti ignobili aspetti

Plaude la dama al tuo sagace tatto! ¶ Ecco ella

destra ¶ Molle verso il tuo sen piegata e mossa

di piacer destò il tuo volto. ¶ Tal seguite ad

atto ¶ Rendi l'amico tuo felice a pieno. ¶ Sai

Con acuto epigramma il tuo poeta ¶ La mentita virtù

ostinata: e l'elegante ¶ Tuo dipintor può con lavoro

Di nuda maestade il tuo gran nome; ¶ O se

essa ¶ Del caro amico tuo voli a le porte

Già il dolce amico tuo nel cor commosso, ¶ E

pianto ¶ Tenera stilla il tuo bel nome or legge

Tu sarai simìle ¶ Al tuo gran genitore. ¶ La Notte

estremi precetti entro al tuo regno. ¶ Già di tenebre

il ciel, forse il tuo cocchio, ¶ Ove il varco

celiando. ¶ Oh come al tuo venir gli archi e

tal forma; e del tuo grande ingombra ¶ Gli spazj