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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «tutto»

nautoretestoannoconcordanza
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Voleva dire ch’era tutto finito. La novità mi
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molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che
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quarant’anni, e con tutto il mondo che ho
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pochi, e poi che tutto quello spreco e non
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come cassiera, e adesso tutto il giorno mi guardava
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dare un senso a tutto il baccano sotto le
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avrebbe piú visto, ecco tutto. Ma dove andare? Ero
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luna. ¶ Nuto che di tutto vuol darsi ragione mi
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troppo bene. Credevo che tutto il mondo fosse come
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ogni verde per andare tutto in tralcio. È un
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cesta. ¶ Era strano come tutto fosse cambiato eppure uguale
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le voci, le zappe, tutto era sempre uguale, tutto
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tutto era sempre uguale, tutto aveva quell’odore, quel
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Angelo, e mangiavano, suonavano tutto il giorno. Anche noi
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partigiani in Gaminella. Era tutto scorticato… ¶ – Cosí vicino alla
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tedesco, – dissi, – sarà stato tutto mangiato dalle formiche. ¶ Un
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aveva portati in giro tutto il pomeriggio per le
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non era morto del tutto, perché quel tapino mi
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punta della collina e tutto finiva nel vuoto. ¶ – In
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bisogno di parlarne, e tutto quello che per tanti
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il Cavaliere, che sapeva tutto sull’antica ubicazione del
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servita a niente, che tutto fosse come prima, salvo
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M’accorsi allora che tutto era cambiato. Canelli mi
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Mi piaceva perché qui tutto finiva, perch’era l
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nella luna, sapevo che tutto sommato soltanto le stagioni
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eri ragazzo. Canelli è tutto il mondo – Canelli e
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cominciai a spaventarmi. In tutto il giorno non avevo
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treno, che hanno in tutto il mondo. Un venticello
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e della strada era tutto il lavoro che ci
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autonomi, c’era di tutto… – Ti ricordi il tedesco
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bande c’era di tutto. Gente di tutt’Italia
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la politica. Io per tutto lo stradone, dal paese
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ignoranti. Il paese è tutto in mano a quel
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liberazione – quel sospirato 25 aprile – tutto era andato sempre peggio
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guerra. Si capisce, in tutto quel quarantotto s’era
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della Mora, quelle campagne – tutto impiccolito e stranito. Non
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come me. Per dire tutto in una volta, ero
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fatto… ¶ Io sapevo già tutto. Sapevo e piangevo. Le
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le noci, vendevamo di tutto, e il massaro metteva
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almanacchi, di fiori – era tutto lucido, leggero, come gli
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disse qualcosa, ridevano. Per tutto il tempo che tenni
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di coniglio, con buse. Tutto mancava in quella casa
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verso. Il saccone era tutto rotto, e la foglia
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andato, Nuto disse: – Io tutto capisco ma non un
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bastimenti vanno a orario, tutto il mondo è un
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bibita in diversi posti – tutto questo per farsi vedere
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quei tempi era che tutto si faceva a stagione
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un’artista e che tutto il giorno lui sarebbe
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quelle degli uffici. Facevano tutto a squadre, in città
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dir niente, ch’era tutto deciso, che andava per
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raccolto – e pensare che tutto si faceva per loro
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e certi servitori, perché tutto quel fianco della collina
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il Nido, si vedeva tutto un fitto di canne
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lei la padrona di tutto, era morto il figlio
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soffrivano. E poi loro, tutto il giorno ciondolavano sul
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della vecchia, e a tutto quanto Irene gli diceva
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il prete. ¶ XXVI. ¶ Di tutto quanto, della Mora, di
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c’è un terrazzo – tutto succede come a noi
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anche per loro sarà tutto passato. La prima cosa
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meglio cosí, meglio che tutto se ne vada in
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Cinto ansava, mugolava, era tutto nero e graffiato. S
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il coltello… È bruciato tutto, anche il Piola ha
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a quest’ora è tutto spento… ¶ C’incamminammo tenendolo
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padre sulla porta aspettava, tutto nero. Quando l’aveva
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piangere e chiamare. ¶ Adesso tutto il casotto bruciava e
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chiuse in un sacco. Tutto si fece verso sera
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arditi, fingendo di conoscere tutto. Questo Lugli era sempre
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la vecchia aveva lasciato tutto al vescovo e ai
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per il grano, seppe tutto a Canelli. La vecchia
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rimasta la padrona di tutto. Il sor Matteo non
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di primo settembre. Con tutto il loro tè e
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e guardava il cortile tutto pieno di pietre e
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Io pensavo com’è tutto lo stesso, tutto ritorna
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è tutto lo stesso, tutto ritorna sempre uguale – vedevo
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sorelle. Nuto fece di tutto per capire se mentiva
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Baracca. Disse a Baracca tutto quello che lei aveva
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si vedeva dal Belbo; tutto era piccolo, annebbiato, lontano