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Vittoria Colonna, [Rime], 1538

concordanze di «un»

nautoretestoannoconcordanza
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1538
II. ¶ Per cagion d'un profondo alto pensiero ¶ Scorgo
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la grave salma ¶ Tolse un dolce e brevissimo sospiro
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mio bel nume in un soggetto solo ¶ D'eterna
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palma. ¶ SONETTO XIV. ¶ Mentre un pensier dall'altre cure
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mi bagna, ¶ Che forma un fonte il vivo umor
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raccolto; ¶ Ove, come in un specchio, il suo bel
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momento sente ¶ Lo spirto un raggio dell'ardor beato
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più timore; ¶ L'arse un incendio, un sol nodo
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L'arse un incendio, un sol nodo lo strinse
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spezzò all'avventar d'un strale, ¶ E ruppe i
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nodi all'annodar d'un laccio. ¶ SONETTO XIX. ¶ Amor
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Visto hai quanto in un petto fido ardente ¶ Può
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a te il cielo un solo e vero segno
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e d'alto scorno ¶ Un tempo io vidi; or
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celeste suo soggiorno ¶ D'un ardor santo e d
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ardor santo e d'un perpetuo giorno, ¶ Dal vero
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alme libertade ¶ Insieme a un tempo, e come insieme
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tosto fia per l'un per l'altra tardo
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a paro. ¶ Si scorge un error quasi in ogni
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giunse e sparve in un medesmo punto. ¶ SONETTO XLIII
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tolto al desio rende un pensiero ¶ Di dolce frutto
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alta mia fatica: ¶ L'un mi consuma il cor
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il viver grave l'un, l'altro leggiero. ¶ Scorge
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alma si stringe: ¶ L'un guarda alla cagion, l
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stato ¶ Me l'appresenta un fido e bel pensiero
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fato, ¶ Nè men sdegnoso un giorno nè più altero
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LI. ¶ Nel fido petto un'altra primavera, ¶ Di vaghi
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d'invidia e affanni ¶ Un folto nembo a' tuoi
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pose in forse. ¶ In un momento allor l'alma
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alma, c'ha dentro un lagrimoso verno. ¶ Quanto più
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l ragionar cortese, ¶ Quando un cor tante in sè
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come allo apparir d'un raggio ¶ Della vostra virtù
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lo sparto gregge ad un ovile. ¶ SONETTO LXIII. ¶ Sento
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grido, ¶ Al venir d'un'eccelsa aquila altera, ¶ Fuggir
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voglie insieme accese ¶ D'un foco sol, che ne
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sole ¶ Consacrò al mondo un chiaro ingegno eletto, ¶ Ma
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ch'ardisco parlar d'un lume tale. ¶ SONETTO LXX
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l'acerba morte in un momento ¶ Quel, ch'era
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anno ¶ Che ti coperse un doloroso manto? ¶ Conobbi allor
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miei dolci pensieri, ¶ Ch'un tempo mi nudrir felice
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viva al fin sperando ¶ Un giorno chiaro dopo tanti
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d'ogni virtute in un bel prato ¶ Con l
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estreme: ¶ Chè se l'un mal s'allevia, l
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al chiaro inganno ¶ D'un pensier breve e a
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pensier breve e a un fragil sonno lice ¶ Tenermi
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agguagliar, che sol d'un casto ardore ¶ Ragionar sa
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amore intero, ¶ Ma l'un tacer, l'altro parlar
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corta. ¶ S'ella scorgeva un intelletto uguale ¶ Al lume
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lice ¶ Aver per guida un sol, per volar l
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acceso ¶ Il cor, veggendo un tal miracol, quale ¶ Nel
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fredda tema nascer suole ¶ Un caldo ardir che pon
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mi specchio, nè ch'un marmo breve ¶ Non chiuda
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signor mio, fu solo un giorno, ¶ Ma gli anni
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uguali. ¶ SONETTO XCVIII. ¶ AD UN SUO CONGIUNTO. ¶ Rami d
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SUO CONGIUNTO. ¶ Rami d'un alber santo e una
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vostro ¶ Lume, mio sol, un raggio, allora allora ¶ Di
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Beata lei che con un fuoco estinse ¶ L'altro
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ardore, ¶ Le perdute speranze un giusto freno, ¶ Che indietro
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cor pur senza mostrarne un segno: ¶ Ascondasi il martír
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sì vera ¶ Accolta in un soggetto fosse intera, ¶ Miracol
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nostri avvenne. ¶ Nè l'un fu ardito in guerra
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Nasce dal vivo lume un raggio tale, ¶ Che di
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predice. ¶ Chi non adora un valor senza uguale? ¶ Chi
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uguale? ¶ Chi non contempla un sol che sempre aggiorna
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che vi diede in un momento ¶ Per fuggir grave
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e tant'anni, ch'un soggetto tale ¶ Conviensi a
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CXVII. ¶ D'intorno ad un mortal velo consparte, ¶ Quasi
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Quasi lume cui serra un chiaro vetro, ¶ Mille luci
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pur, ch'io ombreggi un picciol raggio ¶ Di quel
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II. ¶ Penelope e Laodamia un casto ardente ¶ Pensier mi
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cuopre e rinforza ¶ D'un schermo tal, che minor
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opime spoglie. ¶ Non credeva un marchese ed un Fabrizio
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credeva un marchese ed un Fabrizio, ¶ L'un sposo
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ed un Fabrizio, ¶ L'un sposo, e l'altro
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s'è dimostrata ¶ D'un Ettor, d'un Achille
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D'un Ettor, d'un Achille. Ma che fia
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e bella. ¶ Quando ad un punto il scoglio, dove
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aria tutta mi pareva un speco ¶ Di caligine nera
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Dicendo: Nel pensar, chè un caso strano ¶ Sarebbe, sendo
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esser lontano, ¶ Diss'io, un ch'è animoso alli
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quel che arrisca l'un, l'altro s'arrisca
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le parole ¶ Quasi in un punto poi l'attrista
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sensi, acerba ¶ Morte in un giorno col mio sol
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Trapasso i giorni in un lamento e l'ore
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era ben, ma degno un tanto peso ¶ Di lui
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Tosto che nascer sente un sol pensiero ¶ Che non
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che l'alma in un gioisca e gema: ¶ Sente
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cieco amor del mondo un tempo tenne ¶ L'alma
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fama vaga, e quasi un angue ¶ Si nudria in
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Tien due varie nature un sol subietto, ¶ Oggi è
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alloro; ¶ Non volar con un vento; onde più d
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dispensa, ¶ Ne sarei forse un dì sazia per sempre
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se alcuna di loro un gentil core ¶ Avvien che
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e sottile, ¶ Sì ch'un basso pensier lo scaccia
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è, signor, che in un momento ¶ La può far
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speme, ¶ Che gli promette un sempiterno giorno. ¶ SONETTO XII
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arma ed accende, ¶ Quando un forte guerrier fregia e
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cui sempre invoco, ¶ Mandasse un lampo eterno entro la
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Deh! fa, Signor, con un miracol ch'io ¶ Mi
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veggia intorno lucida in un punto, ¶ E tutta dentro
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fonte ¶ Divino stillan dentro un gentil core, ¶ Apparissero al
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le aduna ¶ Tutto in un punto il cor lieto
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mille stelle, veggio, e un sol che splende ¶ Fra
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il vero sole, ¶ L'un per condurre al fin
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fin caduco e frale ¶ Un pensier breve, un'opra
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frale ¶ Un pensier breve, un'opra egra e mortale
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vero amor concorda. ¶ Spira un aer vital tra corda
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E sì move ad un fin i lor concenti
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al lido, ¶ E d'un laccio d'amor con
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Volger le luci altrove un gentil core. ¶ Col lato
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in gran silenzio ascolti ¶ Un suon che sol nell
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inganni o per forza un puro core. ¶ Securi del
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Nell'amate sue stelle un raggio vero, ¶ Che ne
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il desio ch'ad un fin la conduce ¶ Or
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a fine il conduce ¶ Un solo cenno tuo; qual
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questa valle, ¶ U' purga un lungo esilio un breve
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purga un lungo esilio un breve errore. ¶ Ma per
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Nè lavar altro sangue un tanto errore. ¶ SONETTO LXV
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acqua e di sangue un vivo fonte, ¶ Ond'ei
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Padre Eterno; e con un pianto breve ¶ Lavi e
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errore. ¶ Gran nebbia copre un cor, gran sasso il
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il preme, ¶ S'a un raggio sol di così
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gelo, ¶ Le riempisti d'un ardente zelo, ¶ Ch'aperse
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di terra in croce un picciol volo; ¶ Ivi l
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Per forza sol d'un puro acceso affetto. ¶ Che
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accende ¶ Candida neve, e un bel sol che la
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Col latte insieme a un punto non s'univa
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ei sofferse ¶ Sol per un segno il sacrificio immondo
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conforto privo. ¶ SONETTO XCV. ¶ Un foco sol la Donna
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ebbe accensi ¶ Sempre d'un solo ardor purgati e
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opra lo mostrasse, è un dono ¶ Che d'invidia
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legge gli scoverse ¶ In un momento, ond'ei si
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al vaneggiar nostro nemica. ¶ Un sol foco il desio
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l'invidia offende ¶ L'un, perchè l'altro abbia
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sol puoi far che un'alma inferma e frale
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pien d'alto valore ¶ Un fedel servo sì, ch
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voglie ingrate; ¶ Perchè ad un fil le nostre alme
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sono, e vivon d'un obietto amanti, ¶ Di propria
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fermar le piante ¶ Sovra un gran monte, ond'io
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può con la grazia un core umano, ¶ Divo Francesco
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al cor gli corse un freddo gelo, ¶ Volgendo a
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lo spirto eterno è un'ombra vana ¶ Che con
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In forma di musaico un alto muro ¶ D'animate
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dell'alta luce oggi un bel lampo ¶ Venne lieto
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turbato il ciel d'un nembo oscuro, ¶ Che cinge
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dalle tue invitte squadre ¶ Un sol dei raggi tuoi
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lungo uso amati! ¶ Sotto un sol cielo, entro un
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un sol cielo, entro un sol grembo nati ¶ Sono
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Delle promesse eterne, se un timore ¶ Qual fredda nebbia
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per amore, ¶ Sentendo spesso un vil grave dolore, ¶ Che
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a lor, che sono un'ombra ¶ Che per varia
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che dentro ha pace ¶ Un ver fedel bench'abbia
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Signor eternamente e piace ¶ Un amoroso cor che somma
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giorno; ¶ Se ben acceso un spirto al suo ritorno
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crede. ¶ SONETTO CLIII. ¶ Sovente un caro figlio il sommo
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or quel favore ¶ Che un fido petto qui, tua
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il fonte eterno a un sol di voi. ¶ Ei
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del Signor nostro ad un modo ¶ Lega l'alme
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Io per me sono un'ombra indegna e vile
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figlio in croce l'un di questi affanni ¶ Mi
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d'opre, ¶ Ma d'un scudo di fede invitto
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sè stessa fermo ¶ Asconde un grave error, la macchia
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l pensier talor da un grande ardore ¶ Nudrito in
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Essendo, avvien che l'un si ciba, e serra
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volger d'anni in un sol giorno, ¶ Per sì
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qual parea d'avere un nembo nero ¶ Entro e
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core ed agli occhi un puro giorno. ¶ SONETTO CLXXXIV
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lume vero. ¶ Scorgo sovente un bel disegno altero, ¶ Ch
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CXI. ¶ Vorrei che sempre un grido alto e possente
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Impresso del gran lume un sì bel segno, ¶ Che
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sì superbe spande! ¶ A un tal trionfo poi vedrem
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CCIV. ¶ AL MEDESIMO. ¶ Diletta un'acqua viva a piè
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viva a piè d'un monte, ¶ Quando senza arte
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immagin nove ¶ Sculte dimostra un ricco ornato fonte. ¶ Ma
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ARGOMENTO. ¶ Manda a donare un Crocifisso. ¶ Quanto intender qui
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vivo. ¶ SONETTO CCVII. ¶ AD UN ALCHIMISTA. ¶ Odo ch'avete
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più che nèttar dolce un sonno venne, ¶ E l
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fuore, ¶ Quel che dall'un volea, dall'altro ottenne
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ancor lungi sì ch'un'altra mente ¶ Non la
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Ma colui ch'in un punto pace e guerra
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cinse, ¶ Veder quasi in un specchio quel che 'l
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Ma pria sentii com'un squarciar di velo ¶ A
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contento! ¶ Io vidi allor un carro tal ch'a
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trionfando, ¶ Vil voglie d'un ingordo empio regnare; ¶ Costui
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elice! ¶ Io che da un altro sol più vaga
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il rivolse! ¶ Quante in un'ora dalla mente tolse
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diè la libertade; e un cor sincero, ¶ Sol con
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cieco alta mercede, ¶ Quando un sano lo guida e
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Come i bassi pensieri un cor disgombra. ¶ Gli altri
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Goda pur lieto di un tal figlio il vostro
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e Bice. ¶ Faccia d'un cigno pure una cornice