Il disegno della fonte «Cohærentia»
La scelta preliminare di tre stili coordinati
Sicccome «Cohærentia» nasceva come fonte destinata alla composizione di testi, anche lunghi, occorreva dotarla di una certa varietà stilistica: una forma "regolare", una variante corsivo e una variante maiuscoletto. L'opzione del maiuscoletto, al posto del grassetto, è stato un tributo all'originaria fonte del sito, im fell, anch'essa priva del secondo a favore del primo: una scelta che avevo trovato molto elegante: il grassetto, diversamente dal maiuscoletto, introduce grumi d'ombra troppo vistosi quando viene impiegato nella trama di un lungo testo.
Sono partito dalla lettera «O» regolare (a sinistra), alla quale ho assegnato un rapporto fra l'altezza e la larghezza pari a 11:10. La corrispondente lettera minuscola è stata ottenuta scalando l'ingombro della maiuscola fino a che i rapporti fra le rispettive altezze risultassero pari a 11:8.
La «O» maiuscoletto (al centro) è inscritta in un quadrato e, ovviamente, possiede l'altezza della corrispondente lettera minuscola. In tutti e tre i casi gli spessori dei tratti – minimo e massimo – stanno in rapporto 1:2.
Le lettere «O» ed «o» corsive (a destra) sono inclinate di 78,69°. In apparenza si tratta di un valore bizzarro, in contrasto con il proposito di impiegare nei rapporti sempre piccoli numeri interi, come già fatto nel progetto di Pianaforma. In realtà questo valore (più precisamente: 78,6900675259797869…) è l'arcotangente di 5, che è un valore piuttosto innocuo. L'angolo di 78,69°, infatti, è l'angolo compreso fra un segmento orizzontale unitario e un segmento obliquo che guadagna cinque unità in verticale per allinearsi al segmento orizzontale. Questa scelta risolve molti problemi del disegno di uno stile corsivo, perché molti punti di controllo dei glifi – specie quelli che presentano aste – possiedono nativamente coordinate con valori interi, e non necessitano pertanto di correzione per adeguarsi al formato TrueType.
Come si può notare, il disegno di questi glifi è volutamente semplice. Si basa sull'ellisse che, nel caso del maiuscoletto, coincide con la circonferenza, almeno quella esterna. Solo lo stile corsivo presenta un criterio costruttivo un po' più elaborato. L'ellisse esterna, infatti, è deformata di 78,69°, come già detto, mentre quella interna è ruotata dello stesso angolo. E questo è tutto.
Il profilo delle grazie
Tutte le lettere che presentano aste sono abbellite con le grazie riprodotte qui sotto. Penso che sia uno dei pochi contributi originali che ho introdotto nel disegno della fonte «Cohærentia». Una volta scelto, comunque, l'ho applicato con una perseveranza quasi maniacale, a dispetto anche di alcune soluzioni non del tutto soddisfacenti, conseguenza di questo rigore.
A sinistra sono rappresentate le grazie dello stile regolare: in verde quelle per il maiuscolo, in rosso quelle per il minuscolo e il maiuscoletto; a destra quelle per il corsivo. Per la natura di quest'ultimo stile, che non consente la simmetria rispetto a un asse verticale, ho dovuto disegnare quattro grazie diverse, invece di due.
Il profilo dei tratti curvi
Anche i tratti curvi dei glifi – di qualsiasi stile si tratti – sono ottenuti impiegando ripetutamente poche primitive. Nella figura che segue, per esempio, è mostrato il caso delle lettere «n», «h», «m» ed «r».
Il tratto curvo della lettera «n» è ottenuto tramite due circonferenze eccentriche, e serve poi anche per le lettere «h» ed «m». Lo stesso tratto, inoltre, guida il disegno della lettera «r». Il risultato è visibile a destra, dove appare evidente la ricercata sovrapposizione perfetta di quanto hanno in comune i glifi di queste quattro lettere.
Si può notare, comunque, la forma asimmetrica della grazia dell'asta della lettera «r», che presenta in parte la terminazione tipica delle lettere maiuscole, un'eccezione adottata per conferire al glifo un aspetto più equilibrato.
Un'altra serie di lettere costruite con l'impiego delle medesime primitive è quella che comprende «b», «d», «p», «q» e «g».
Il tratto curvo della lettera «b», realizzato mediante due ellisi eccentriche serve per realizzare il disegno delle altre quattro lettere. Nel caso della lettera «g», poi, il concorso della lettera «c» ribaltata, permette di completarne la costruzione, molto simile a quella della lettera «q».
Circonferenza o ellisse?
Una volta realizzati i disegni della lettera «n» e della lettera «b» – dai quali, come mostrato, si possono ricavare rispettivamente quelli di tre e quattro altre lettere – ho avuto la tentazione di unificare le due costruzioni, adottando per entrambe o la circonferenza o l'ellisse, così rendere ancora più coerente il disegno di ben nove lettere.
L'alternativa era fra rendere più ellittica la curva della lettera «n» oppure più semicircolari due tratti dell'anello della lettera «b».
Le due nuove lettere (in colore rosso), presentate qui sopra e disegnate in accordo con questa alternativa, dimostrano che l'ambizione di ulteriore coerenza è attraente, ma discutibile.
Il nuovo disegno della lettera «b» non è spiacevole, però mal si accorda con quello perfettamente ellittico della lettera «o», e di tutte le altre lettere collegate a quest'ultima (per esempio la «c», la «e», eccetera).
Anche l'idea di rendere più ellittica la curva della lettera «n» è discutibile, ma qui il discorso di fa più delicato, secondo la mia opinione.
A prima vista non ci vedrei niente di male ad allineare verticalmente i punti delle tangenti verticali al profilo esterno delle lettere «n» ed «o», come messo in evidenza nella figura in alto a sinistra. Nel disegno originale della «n», invece, il punto di tangenza è più alto di quello della «o», come mostrato nella figura in alto a destra.
Quest'ultima caratteristica è condivisa praticamente da tutte le altre fonti tipografiche. Riporto nelle figure qui sotto quattro esempi tratti da Bell mt (in alto a sinistra), Libre Baskerville (in alto a destra), eb Garamond (in basso a sinistra), Noto serif (in basso a destra).
Di fronte a questa ricorrente uniformità geometrica, che accomuna il disegno di fonti di varia ispirazione, sembra legittimo domandarsi: il fatto innegabile che il tratto curvo ellittico della lettera «n» non soddisfa abbastanza il piacere della vista è da attribuire al disegno in sé, oppure al suo scostamento da una regola alla quale ci siamo abituati ormai da secoli?