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Estate: la preparazione

5. Il mio discorso comincia con un articolo

Poi venne l’articolo 5, comma 1, lettera a che così letteralmente recitava:

Gli insegnanti tecnico-pratici, anche quando il loro insegnamento si svolge in compresenza, fanno parte, a pieno titolo e con pienezza di voto deliberativo, del consiglio di classe. Le proposte di voto per le valutazioni periodiche e finali relative alle materie il cui insegnamento è svolto in compresenza sono autonomamente formulate, per gli ambiti di rispettiva competenza didattica, dal singolo docente, sentito l’altro insegnante. Il voto unico viene assegnato dal consiglio di classe sulla base delle proposte formulate, nonché degli elementi di giudizio forniti dai due docenti interessati.

Essiccando la polpa del tipico periodare burocratico il nocciolo del discorso appare evidente: ci venivano riconosciuti

1. il Registro del Professore;

2. l’autonomia didattica.

Gli scudieri, insomma, erano stati nominati tutti cavalieri, lascio immaginare con quanto sgomento da parte di tanti scudieri e quanto disprezzo da parte di numerosi cavalieri.

Adesso, forse, appare chiaro perché ho definito quell’insignificante frazione di un articolo contenuto in una legge secondaria una disposizione che ha cambiato la mia vita.

L’idea che colpì in modo particolare la mia coscienza fu il fatto che, dopo oltre due decenni di insegnamento, quando ormai mi ero adattato a svolgere un’attività tutto sommato accessoria, mi veniva assegnato il dovere di intervenire sulla carriera scolastica degli studenti, non solo con un contributo didattico, ma anche con un giudizio efficace, e questa mi pareva una cosa immensamente seria. Un conto, infatti, è seminare con generosità e scrupolo il seme della conoscenza nelle giovani menti studentesche, lasciando poi ad altri l’onere di raccogliere i frutti della semina e la responsabilità di valutarne la qualità; ben altra cosa, invece, è svolgere in ciclica successione tutte queste azioni – seminare, raccogliere, valutare, tornare a seminare – come fa, del resto, ogni insegnante che si rispetti. Per vent’anni, perciò, io mi ero esercitato semplicemente con la prima di queste tre azioni; adesso era giunto il momento di muovere i primi passi con la seconda e con la terza.

Con il tirocinio professionale degli itp – pensai – il Legislatore era andato davvero con i piedi di piombo.

Smaltita l’euforia di trovarmi finalmente a cavallo e digerito il pensiero delle gravi responsabilità che ciò comportava, mi resi conto che avevo bisogno di strumenti nuovi per continuare il mio abituale lavoro di insegnante di laboratorio. Mi chiedevano infatti di combattere direttamente contro l’Ignoranza che ottenebrava la mente degli studenti – come già facevano altri generosi paladini al servizio della Conoscenza – e io non potevo certo adoperare per questa impresa la mia povera striglia di scudiero. Dovevo trovare qualcosa di più efficace, vale a dire: delle vere armi didattiche con le quali condurre i miei assalti. Avevo l’estate davanti a me per procurarmele.