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Inverno: la riflessione

21. È più importante la fisica o la chimica?

Dipende. Se si pone la domanda a un fisico probabilmente risponderà: la fisica; se si pone la domanda a un chimico probabilmente la risposta sarà: la chimica. Può darsi che ciò sia discutibile, però almeno è chiaro.

Ma se bisogna vedersela con una materia che si chiama Laboratorio di fisica e di chimica, come capita a me nei primi due anni del liceo scientifico-tecnologico, la questione si ingarbuglia perché questo insegnamento viene impartito di concerto da due insegnanti che, in ossequio alle superiori disposizioni ministeriali, possono presentarsi davanti alla classe ansiosa di apprendere in quattro combinazioni diverse:

1. il teorico è un fisico, il pratico è un fisico;

2. il teorico è un fisico, il pratico è un chimico;

3. il teorico è un chimico, il pratico è un fisico;

4. il teorico è un chimico, il pratico è un chimico.

Se si pensa che non ci sono due soli insegnanti – poniamo – di inglese che insegnano la materia in maniera identica, si può avere un’idea della smisurata varietà di approcci con cui può essere affrontato l’insegnamento di questa materia. Bisogna anche tenere presente, però, che la denominazione Laboratorio di fisica e di chimica sta sinteticamente per qualcosa come Esercizio sistematico della pratica di laboratorio, con incursioni del tutto strumentali ma non estemporanee nel territorio della fisica e in quello della chimica, allo scopo di insegnare convenientemente il metodo scientifico.

Intendo dire che Laboratorio di fisica e di chimica è una materia di natura metodologica, dove ciò che conta di più non è il merito degli argomenti trattati, bensì l’approccio rigorosamente scientifico con cui essi vengono affrontati. Nei successivi tre anni del corso, infatti, compaiono materie come Fisica e laboratorio, Chimica e laboratorio e Biologia e laboratorio che sono incentrate sugli argomenti propri di quelle discipline e che possono essere trattati, pertanto, con la maturità metodologica conquistata durante le ore di Laboratorio di fisica e di chimica.

Il dilemma fra fisica e chimica, insomma, sembra piuttosto ozioso. Ma allora per quale ragione ne ho parlato? Ebbene, ne ho parlato perché in linea di principio, il dilemma è ozioso, ma in pratica non lo è affatto, perché una affiatata coppia di chimici affronta sempre la materia con una disposizione ben diversa da quella di una coppia di fisici. E la scelta di mettere insieme chimici e fisici non produce sperabili effetti uniformatori, ma solo una abbondante varietà di sfumature nell’approccio.

Durante i primi anni di insegnamento di Laboratorio di fisica e di chimica questa diversità mi ha procurato numerose inquietudini, perché trovavo imbarazzante il fatto che un certo tipo di docente influenzasse in maniera sensibile le caratteristiche della materia che insegnava.

Poi ho deciso che le mie preoccupazioni erano fuori luogo, anche perché, dopotutto, i colleghi di inglesi si ponevano assai meno problemi di me. Ho concluso che la fisica e la chimica sono due discipline scientifiche le quali – sotto un certo punto di vista – si trovano proprio agli antipodi, e i chimici e i fisici condividono inevitabilmente la distanza che le separa.

Il fisico, infatti, tende a ragionare essenzialmente per modelli matematici astratti che si sforza di adattare alla realtà, mentre il chimico possiede un approccio più pragmatico, operativo e concreto, ed è spesso più attento all’eccezione che alla regola; il fisico è più incline al ragionamento quantitativo, il chimico è obbligato spesso a ricorrere al modello qualitativo.

Le differenze, in realtà, sono molto meno marcate di quanto possa sembrare da questa schematizzazione, ma sono pur sempre notevoli e la mia lunga frequentazione di insegnanti di fisica e di chimica mi ha persuaso da un pezzo che le cose stanno proprio nel modo che ho detto. È naturale, perciò, che un docente teorico di fisica o un insegnante tecnico-pratico di laboratorio di fisica, posti di fronte alla necessità di andare a rispolverare le proprie cognizioni di chimica per applicarsi all’insegnamento della materia Laboratorio di fisica e di chimica tendano entrambi a farlo adattandole all’ormai familiare e consolidato approccio fisico. Viceversa, s’intende, anche i chimici guarderanno la fisica attraverso la sperimentata lente della propria collaudata disciplina.

E allora mi sono detto: alle ortiche tante inutili preoccupazioni, come se non ce ne fossero già abbastanza. Che i docenti di fisica – teorici e pratici – si adoperino senza rimorsi per comunicare ai propri studenti la parte più nobile del proprio approccio metodologico: la modellizzazione quantitativa; e che i chimici facciano lo stesso mettendo a disposizione la propria consumata sensibilità operativa. Più avanti darò un saggio concreto di ciò che ho inteso dire (La chimica a modo mio).

Riconosco che tutto ciò produce un evidente disallineamento fra le classi che hanno avuto dei professori di fisica, di chimica o di estrazione mista, ma in definitiva ciò mi appare il male minore se la contropartita è l’acquisizione da parte di queste classi di un metodo di lavoro scientifico di prima qualità, partecipato da chi lo possiede per lunga frequentazione. Ci sarà tempo in seguito, studiando separatamente ed approfonditamente sia la fisica, sia la chimica, per colmare le lacune.

Questo libro, in altre parole, potrebbe essere molto diverso se a scriverlo fosse stato un insegnante di laboratorio di chimica. Ma il caso ha voluto che io abbia lavorato per tanti anni in un laboratorio di fisica, a contatto con diversi docenti di fisica che poi sono diventati affiatati colleghi nella materia Laboratorio di fisica e di chimica. Proseguo quietamente il discorso, perciò, continuando ad ispirarmi alla storica relazione di Galileo sui pianeti medicei e sventolando con un pizzico di cipiglio il foglietto delle topiche.